Soylent: ecco il (non) cibo del futuro

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Poter sostituire il cibo con un beverone nutrizionalmente completo che assomiglia molto a fanghiglia (o, se si preferisce, a un frappé alla banana) è un’idea che vi attira? Sareste pronti a passare dal cibo vero – roba con consistenza, sapore, che prevede un rituale – a un liquido beige da assumere ogni giorno fino ad ingurgitarne circa due litri?

Soylent, questo il nome della bevanda frutto di un esperimento scientifico della Silicon Valley, vuole essere una soluzione per coloro che non hanno tempo per cucinare (e mangiare). Ma non solo. Soylent è al tempo stesso cibo (o, meglio, nutrimento ridotto all’essenziale) e scienza in polvere, una polvere di colore beige che deve essere mescolata con acqua e che, a detta del suo inventore, assicura il giusto apporto di carboidrati, proteine, grassi, vitamine e sali minerali.

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Il nome “Soylent” è un riferimento al film del 1973 “Soylent Green”, ambientato in un futuro distopico in cui su una Terra devastata dall’inquinamento e costretta a far fronte al problema della sovrappopolazione, l’unica risorsa (e possibilità di sopravvivenza) rimasta è il Soylent, una galletta colorata e dalla composizione variabile. Soylent può dunque configurarsi come un nuovo alimento futuristico progettato per alimentare una Terra sovraffollata e priva di risorse sufficienti, destinato a trasformarsi in un lucroso business nelle zone più povere del mondo? Una cosa è certa: questo intruglio, ha già cominciato ad attrarre numerosi investitori.

Il papà di Soylent, il sig. Rhinehart, è un ingegnere elettrico che, evidentemente, considera il cibo come un problema da affrontare secondo un approccio matematico. Pensare che il cibo sia un modo inefficiente di ottenere ciò di cui l’uomo ha bisogno per sopravvivere, deve essere sembrato a Rhinehart “un sistema troppo complesso, troppo costoso e troppo fragile”. L’idea che possiamo nutrirci con qualcosa di più efficace e pratico, rispetto al cibo “tradizionale”, non è certo nuova ma i più recenti progressi tecnologici hanno generato una nuova ondata di ansia e preoccupazione per il nostro presente (e prossimo futuro), tra lobbies alimentari, multinazionali senza scrupoli e prodotti geneticamente modificati.

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I dettagli dell’intruglio, la cui composizione si è evoluta nel corso dell’ultimo anno per (cercare di) migliorarne il sapore, la consistenza e la nutrizione, sono disponibili in rete. La società diffonde la ricetta ufficiale e ospita un forum particolarmente attivo del “fai da te”, in cui gli intenditori ed estimatori del Soylent, insieme ad “hacker alimentari” di tutte le convinzioni, si prodigano a dar consigli, propongono nuove ricette e suggeriscono idee per catering alternativi.

Per preparare l’esplosiva miscela, sono necessari un paio di strumenti, messi ovviamente a disposizione dalla società produttrice: una paletta di metallo ben progettata, indispensabile per misurare ogni singola porzione e una brocca trasparente, che corrisponde alla dose quotidiana di liquido da trangugiare. Anche la confezione sembra appartenere all’era spaziale, con scritte in bianco e nero dall’effetto minimali. Per preparare Soylent serviranno doti da chef o, piuttosto, da chimico di laboratorio? Va precisato che Soylent non è testato dal punto di vista della completezza nutrizionale ed esiste il rischio che il consumo di questo prodotto, a lungo termine, possa portare ad alcune carenze alimentari.

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Forse, il vero problema, risiede nel fatto che il “progetto Soylent” ignora il valore sociale e psicologico del mangiare: il cibo non è solo nutrimento, è una parte essenziale e imprescindibile della nostra vita quotidiana. Quante volte avete parlato di affari con un collega durante il pranzo? O pianificato un appuntamento galante in un ristorante? O, ancora, incontrato amici per un aperitivo? Una dieta rigorosa a base di liquido beige cambierebbe radicalmente gli schemi della vita quotidiana, e non del tutto per il meglio.

Il cibo non è solo sostentamento ma anche elemento sociale e di appartenenza. Soylent potrà forse saziare il corpo, ma non sazierà l’anima. Siamo di fronte ad un inquietante futuro post-apocalittico? Nutrirsi di una brodaglia come Soylent, dall’aspetto poco invitante, potrebbe rischiare di compromettere seriamente le nostre papille gustative…e forse anche la nostra psiche!