Domenico Maurantonio, i pm: “Era solo quando è caduto”

Morte su Domenico Maurantonio, dna

Morte di Domenico Maurantonio e le ultime novità

Le autorità sono arrivate a queste conclusioni perché la caduta dello studente padovano dal quinto pianto dell’hotel Leonardo da Vinci di Bruzzano (Milano) dov’era in gita per visitare l’Expo lo scorso 10 maggio, è avvenuta a picco e senza alcun rumore ed è stata trovata un’alta concentrazione d’alcol nel cadavere del ragazzo. Questo scagionerebbe i compagni di Domenico Maurantonio, che fin dall’inizio hanno detto di non sapere nulla di come si sono svolti i fatti.

La caduta di Domenico Maurantonio

Dall’esito delle consulenze farmacologiche, medico legali e genetiche si potrà almeno capire in che posizione fosse Maurantonio prima di precipitare nel vuoto: se seduto o in piedi sul davanzale della finestra e se abbia perso l’equilibrio. Gli accertamenti medici, assieme alle testimonianze degli ospiti dell’albergo, in primis quelle dei compagni del ragazzo, finora portano a pensare che non ci sia stata nessuna spinta o suicidio – anche perché lui non aveva motivo di togliersi la vita –, ma una caduta accidentale a causa dell’eccesso di alcol nel suo organismo – Domenico aveva un grammo per litro nel sangue e 3 grammi per litro –. Da questo sarebbe dipeso anche il fatto che nessuno abbia sentito grida quando è successa la tragedia: non solo non sarebbe stato presente nessuno sul posto, ma il ragazzo non avrebbe proprio urlato mentre precipitava, in quanto si trovava in stato di ebbrezza.

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Dna sotto le unghie

Si attende ancora l’esito della piccola traccia di dna trovata sotto le unghie dello sfortunato giovane: dna che non si sa ancora se sia suo o meno. Si è soltanto accertato che è una traccia troppo esigua per provenire dai capelli: magari è delle stesse unghie, di sebo o pelle. I compagni di Domenico hanno potuto ipotizzare che si tratti di una traccia di shampoo, che il ragazzo si era fatto quella notte.

Un livido su uno degli avambracci, ma nessun Dna

Fin dall’inizio si è parlato di un livido, un “segno oblungo”, che il 19enne padovano aveva sulla parte anteriore di uno degli avambracci: un segno compatibile con la pressione di due dita, che magari avevano cercato di trattenere Maurantonio mentre stava cadendo. Tuttavia sopra non c’è dna, riconducibile ad un’altra persona. Probabilmente, dunque, Domenico si è provocato da solo quel segno, che nessuno gli aveva visto quando era ancora in vita: un segno troppo “importante” per non essere notato.