Gli 8 momenti pseudo-alternativi del Festival di Sanremo

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Ogni Sanremo ha il suo outsider.

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O meglio, ha il momento o il cantante alternativo che promette di rivoluzionare il Festival con grandi scintille e poi…e poi, come dice Giorgia.

Le Velleità, dicono I Cani. Sono quelle che spingono ogni artista voler, ogni anno, rinnovare qualcosa che è morto da decenni. Così, ogni anno, si attua l’accanimento terapeutico del radical chic.

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Vediamo i momenti salienti degli ultimi anni:

1) 2013: Crozza al Festival

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Concepito come siparietto satirico nel mezzo del Festival, ha trasformato la prima edizione Fazio-Littizzetto in un Sanremo amato e odiato. Originariamente lo sketch comico prevedeva le solite riuscite imitazioni di Crozza dei più famosi politici: da Berlusconi a Bersani, a Ingroia.

Purtroppo non fu favorevole il periodo, sotto le elezioni. Ma il passo falso fu semplicemente quello di cominciare con l’imitazione di Silvietto. Fischi e urla da qualche nostalgico di un Cavaliere capelluto, il momento comico ha imbarazzato Crozza, presentatori, direzione artistica, Rai e pure il violinista in terza fila.

 

2) 1983: Vita spericolata di Vasco Rossi

Parla una persona che l’avrebbe pensionato dopo Sally. Il Vasco era nel 1983 un non-giovane di belle speranze dalla calvizie incipiente, che portava una canzone “rock” tra tanta noia del Festival.

Arrivò ultimo.

In confronto ad altre, perdonatemi, è una canzone pessima. Ha avuto però il suo momento di “alternativo” in quanto ha aperto la strada alla tradizione del portiamo una canzone rock ogni anno al Festival. Tradizione della quale avremmo fatto volentieri a meno.

 

3) 1989: una conduzione “alternativa”

Arriva sempre, dopo cinque o sei anni di conduzione standard, il momento in cui si decide per qualche strano motivo di adottare dei presentatori fuori dai canoni.

In questo caso non erano fuori dai canoni, ma ci davano dentro di cannoni. Era l’anno in cui i presentatori furono i figli di: Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi. Ho guardato degli spezzoni su Youtube, e credetemi: se pensate che la Balivo sia su Rai Due solo perchè ha sposato suo marito, potrete ricredervi. In televisione ci può andare chiunque.

Non era una conduzione alternativa. Era imbarazzante. La prova che non si sceglie di esser figli di. 

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4) 2010: un posto spetta di diritto al vincitore di X Factor

Forse questa è una cosa che non molti sanno, ma dal 2010 un posto al Festival viene assegnato di diritto al vincitore del talent. Come se servisse, dato che già da due anni Sanremo era una succursale dei talent show, il dottorato.

Il tutto perchè, a detta dei direttori artistici, rappresentavano la nuova musica e non era giusto che venissero esclusi. Erano “alternativi”. Già.

 

5) 2010: l’esclusione di Morgan per abuso di crack

Fu momento radica chic da parte della Rai, l’esclusione del cantante Morgan dalla competizione per aver ammesso, in un’intervista antecedente la trasmissione, di aver abusato di cocaina.

Lui non sarà sveglio, non sarà un genio, ma dato che  le statistiche dicono che buona parte degli italiani si droga più pesantemente, forse l’esclusione è dovuta all’invidia perchè lui aveva roba buona e loro no.

Momento radical chic toppato.

 

6) 2002: l’invito di Benigni

Doveva essere un inno agli alternativi. Il comico toscano più anticonvenzionale del Paese sul palco del Festival più classico. Avrebbero dovuto scattare fuoco e fiamme, ci si aspettava le scintille.

E invece? Auguri al neopremier Berlusconi e una palpatina ai testicoli di Baudo. Che forse ne avrebbe fatto pure a meno.

 

7) 2001: i Placebo sfasciano tutto

Questo momento d’esser alternativi ha spaccato in due il pubblico: chi li considerava degli idioti non consoni ad un Festival della musica italiana, chi li ha considerati dei grandi (per la cronaca, io faccio parte della seconda categoria; ma per me avrebbero dovuto rompere proprio tutto e trascinar dietro l’orchestra).

Hanno mostrato il dito medio, hanno rotto le chitarre in puro rock style sulle casse…che dir di più? Io avrei pagato per esser lì e vedere la faccia dei dirigenti Rai.

 

8) La scarsa considerazione degli ospiti stranieri

Momento sarcasmo off.

Con la boria tipicamente italiana, i conduttori del Festival hanno trattato gli ospiti stranieri, negli anni ’90, come fossero delle vere e proprie pezze da piedi. Cercando di fare i radical chic della situazione, disprezzando la musica pop straniera, fecero delle gaffes clamorose.

Nel caso delle Spice Girls, 1997, Chiambretti fece un disgustoso siparietto alquanto imbarazzante prima della loro esibizione. Non parliamo di Mike Bongiorno: una volta terminata la canzone, non vedeva l’ora di cacciarle dal palco, per sua stessa ammissione.

Successe lo stesso con Jimmy Page e Robert Plant nel 1998, spostati in malo modo da Raimondo Vianello.

La rivincita arrivo con i Blur che, nel 1996, ebbero (per rispondere alla scarsa considerazione che il Festival aveva della musica straniera) una delle più grandi genialate della storia di Sanremo: Damon Albarn e Dave Rowntree si esibirono con un cartonato del chitarrista Graham Coxon e una controfigura al basso.

Molti sono gli espedienti che la direzione artistica del Festival di Sanremo ha adottato, nel corso degli anni, per rendere la trasmissione appetibile e provocatoria. Non c’è mai riuscita.

Perchè una Fenice messa in gabbia non può far altro che stridere.

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