Il cinema a casa: World War Z & Oblivion

Il connubio tra cinema d’autore e fantascienza è da sempre il più forte catalizzatore dei successi cinematografici. Da tempo è così ma oggi accade molto più spesso che autori di opere dapprima introspettive vengano accostati a progetti di genere fantastico.

Ciò è sicuramente dovuto alla necessità artistica di ogni regista e sceneggiatore di cimentarsi in generi differenti, ma è anche dovuto a un cambio di rotta delle case di produzione che portano avanti la macchina del cinema. Grazie infatti alla collaborazione tra il cinema cosiddetto impegnato, quello indipendente e il cinema fatto invece di puro intrattenimento, si è assistito ad un cambiamento nel modo di concepire e sviluppare una storia.

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Tra i precursori ovviamente Stanley Kubrick, mentre tra le figure più recenti Tim Burton o David Cronenberg. Christopher Nolan che da Following e Memento è diventato una sorta di mega-supervisore della DC Comics, grazie alle innovazioni da lui apportate con la sua saga di Batman, e che è pronto a tornare con l’imminente Interstellar. Oppure al primo Thor diretto niente meno che da Kenneth Branagh, lo stesso regista di Enrico V e Amleto. Tutti lavori che hanno condotto ad una evoluzione del “fare” cinema in particolare quello di fantascienza, portando gli autori emergenti a creare pellicole dalla forte connotazione filosofica miscelata alla classica dose di intrattenimento, un esempio con il sorprendente Looper di Rian Johnson, uno dei migliori film nel genere dopo Inception (sempre di Nolan).

A questo proposito volevo porre l’accento su due pellicole a mio parere degne di nota, distribuite sul grande schermo entrambe nel 2013 e che potreste godervi in dvd a casa vostra.

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La prima, World War Z, è un esempio in cui il regista passa da un bagaglio produttivo che annovera film come Monster’s Ball e Il cacciatore di aquiloni per passare alla longevissima saga di 007. Il tedesco Marc Forster è riuscito infatti a passare dal Sundance Film Festival (il Festival del cinema indipendente) alle più enormi produzioni di Hollywood adattandosi alle loro grosse visioni (e ai loro altrettanto grossi budget). Tuttavia se il suo 22° capitolo della saga di James Bond sembrava di rodaggio, scimmiottando i più diffusi action movie in circolazione e rendendo evidente la sua poca dimestichezza col genere, c’è voluta la guerra mondiale degli zombie per rimetterlo in pista.

Trasposizione del romanzo di Max Brooks (figlio di Mel) prodotta e interpretata da Brad Pitt, la pellicola pur trattando lo svisceratissimo tema degli zombie e della sopravvivenza della specie umana riesce comunque a risultare in qualche modo nuova e diversa, incollando allo schermo lo spettatore. Ciò che fa presa oltre alle soluzioni narrative nuove che il racconto offre, è l’azione orchestrata dalla mano stavolta più esperta e personale di Forster che sin dall’inizio del film ci cattura in un turbine di caos provocato dalla velocissima espansione dei “non morti”. Successivamente il film si trasforma in un teso e avvincente action-thriller, nel quale il protagonista dovrà indagare per scoprire l’origine e soprattutto i motivi dell’epidemia al fine di trovarne una cura.

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Il percorso di Gerry Lane (Brad Pitt) infestato dai continui attacchi di zombie presenti ovunque (persino su un aereo) fino alla risoluzione dell’enigma e corredato come già detto dalla mano consapevole ed elegante di Forster, rende questo film classico ed innovativo al tempo stesso, capace di idee fresche e di ritmo incalzante.

La seconda pellicola è Oblivion di Joseph Kosinski. Esempio lampante di un autore esordiente capace di innestare le giuste dosi di psicologia e filosofia in un progetto iper-fantascientifico.

Esperto di CGI, Kosinski viene preso sotto l’ala di David Fincher per poi essere notato dalla Warner Bros che lo mette al lavoro sul remake del visionario Tron degli anni ’80. Dopo quindi Tron: Legacy del 2010, il regista si occupa del suo nuovo progetto basato su un soggetto da lui stesso scritto nel 2005 dal titolo Oblivion.

Il film affronta il tema dell’apocalisse post-guerra, un conflitto che l’uomo ha dovuto sostenere contro un’inevitabile invasione aliena e che è costata la vita dello stesso pianeta. L’umanità restante vive su Titano, e Jack (Tom Cruise) è insieme alla sua collega Victoria l’unico superstite che vive ancora sulla Terra, eseguendo gli ordini che gli pervengono da una stazione orbitante nello Spazio e in attesa di partire anch’egli per Titano. Sullo sfondo un pianeta arido e distrutto, città sommerse dalle sabbie o dalle acque. Fin qui nulla di nuovo, tranne gli incubi che attanagliano il protagonista e i dubbi che lasciano intuire che forse la reale situazione sia un’altra. Incubi che mettono in discussione i suoi compiti, i suoi scopi, la missione che gli è stata imposta.

La pellicola espone tematiche per niente nuove, ma nuovi sono i risvolti narrativi e la condizione psicologica del protagonista, il quale spinto dalla propria curiosità porrà luce sulla verità riguardo la sua stessa esistenza. Lo spettatore si troverà, come poche volte accade, a seguire una storia da un punto di vista diverso da quello usuale.

Come già detto la fantascienza è da sempre un mondo affascinante, e se al cinema c’è la facciamo raccontare da persone con talento e passione, i risultati sono questi.

Due differenti autori, due differenti visioni, un unico modo di fare cinema: collegare gli occhi alla mente, e anche al cuore.