La Champions è del Barcellona

17632939432_197802b76d_oIl sogno della Juve si è infranto contro il tiki-taka e contro le prodezze di Messi e Neymar.

Il Barcellona è campione d’Europa: a Berlino, in quell’Olympiastadion tanto caro ai nostri ricordi del 2006, i bianconeri hanno perso 3-1 una finale che, però, si sono giocati fino in fondo.

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A testa altissima: si potrebbe riassumere così, come la schermata post-partita di Mediaset premium, la prova dei ragazzi di Allegri. La Juve ha saputo reagire a una botta dopo pochi minuti dal fischio d’inizio: al 4′, imbeccato dal solito Iniesta, il croato Ivan Rakitic ha piazzato alle spalle di Buffon un gran tiro ravvicinato. Per tutto il primo tempo, la Juve è parsa ipnotizzata, zero tiri in porta e un possesso di palla di 66% contro 34 per i catalani. La colpa è stata semplicemente di un centrocampo juventino, Marchisio in primis, che non ha saputo allungare palle in contropiede laddove il Barcellona è più debole, ovvero nella zona di metà campo difensiva. Fino all’intervallo hanno impensierito la Juve solo Messi, Neymar e Suarez (tre nomi non proprio casuali…), con l’uruguaiano del famoso morso di un anno fa ai Mondiali che ha calciato fuori di un amen. Nettamente superiore il Barcellona, ma nessuno si sarebbe aspettato la riscossa juventina. Pochi minuti dopo il 45′, un cross di Lichtsteiner si è trasformato in un assist per Tevez che ha calciato basso sul portiere tedesco Ter Stegen, il quale ha respinto senza pensare a Morata: lo spagnolo, completamente libero, ha incassato il tap-in dell 1-1 momentaneo. La Juve, a questo punto, ha preso coraggio, ma non ha fatto i conti con il ritorno di Messi, il quale ha servito l’assist per il 2-1 a Suarez, e con Neymar, che, dopo l’annullamento di un gol per fallo di mano, si è riscattato segnando il 3-1 nell’ultima azione in pieno recupero.

Alla fine resta la gioia di Xavi, a cui Iniesta ha ceduto la fascia di capitano e che ha alzato la Coppa alla sua ultima partita nel Barcellona prima di trasferirsi in Qatar per godersi gli ultimi scampoli di carriera, ma restano anche le lacrime di Andrea Pirlo, campione vero, che si è giocato quattro finali di Champions, e di un inconsolabile Alvaro Morata, abbracciato da Pogba come un bambino a cui hanno sottratto il giocattolo sotto il naso. Queste immagini resteranno nella storia del calcio, al di là del risultato.

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Stefano Malvicini