La popolazione cinese influenza le scelte economiche

campidoglio - roma - popolazione cineseI cinesi sono la popolazione capace di influenzare le scelte sociali ed economiche dell’Italia. Nel terzo millennio possono avere quella straordinaria possibilità di entrare nel mercato italiano e di stravolgere le regole della produzione del Bel Paese. D’altronde conosciamo bene la loro filosofia di pensiero riguardo al lavoro. L’Italia può avere una reale occasione per comprendere le diverse visioni filosofiche riguardanti il lavoro, coinvolgendo le persone in una sana discussione sulle nuove regole da mettere in campo. Un focus sulla popolazione cinese, realizzato dalla Fondazione Leone Moressa di Venezia, agevola una maggiore comprensione della situazione italiana, ponendo l’accento sulla distribuzione dei cinesi in tutta la Penisola e sulla loro situazione sociale. C’è un’opportunità da cogliere seriamente da questo studio statistico, al fine di esaminare le diverse variabili sul tema lavoro.

I cinesi sono la quarta popolazione immigrata per numerosità in Italia con oltre 300 mila presenze, rappresentando l’8,1% della popolazione straniera complessiva. Per quanto riguarda il genere, la popolazione cinese è piuttosto omogenea, avendo una componente femminile del 48,9%. I cinesi sono più numerosi nelle province di Milano (24 mila), Firenze (14 mila), Roma e Prato (13 mila), mentre l’incidenza maggiore sul totale della popolazione straniera si registra a Prato (39%).

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Nelle scuole, al pari delle altre prime tre nazionalità in Italia, gli alunni cinesi (32 mila) si concentrano maggiormente nelle primarie. Le nascite con cittadinanza cinese, nel 2010 in Italia, sono 5.154, di cui il 22,4% riguarda la Lombardia, il 15,3% l’Emilia-Romagna, il 14,9% il Veneto e il 12,0% il Piemonte.

Il 31,8% dei cinesi è occupato: il 28,7% sono femmine mentre il 36,1 è rappresentato dai maschi. I cinesi risultano principalmente esercenti delle vendite (22,6%), esercenti e addetti nell’attività di ristorazione (16,2%) e addetti alle vendite (10,3%). Possiamo affermare dalla lettura dei dati statistici che il commercio risulta il settore nel quale la popolazione cinese è maggiormente specializzata. Si tratta di una spiccata attitudine alle vendite considerata, da sempre, una peculiarità della popolazione.

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Gli imprenditori stranieri sono 56 mila e costituiscono il 9,5% del totale dei manager stranieri presenti in Italia. Le attività maggiormente gestite dai cinesi sono il commercio all’ingrosso e al dettaglio (40,0%), le attività manifatturiere (30,3%) e quelle della ristorazione (20,4%). A livello territoriale la popolazione cinese si concentra in Lombardia (20,9%), in Toscana (18,2%) e in Veneto (12,0%).

La retribuzione media dei cinesi è di euro 959. I redditi dichiarati nell’anno di imposta 2010 ammontano a euro 7.330. L’Irpef pagata è di euro 2.010 per un totale di 145 mila contribuenti cinesi. I cinesi inviano il maggiore importo di denaro nel Paese di origine (euro 2,67 miliardi). Roma è la prima provincia da cui queste rimesse provengono (euro 1,4 miliardi). Se osserviamo le rimesse inviate in Cina negli ultimi 5 anni, la somma supera i 10 miliardi di euro.

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La ricerca statistica non lascia spazio a dubbi poiché la popolazione cinese può influenzare seriamente le scelte economiche italiane. La globalizzazione non riguarda soltanto l’asset economico del commercio e degli investimenti, perché coinvolge la sociologia di una nazione. La presenza della popolazione cinese nel Bel Paese è un sicuro arricchimento da non sottovalutare. A seguito delle recenti elezioni europee è bene tenere in considerazione questa popolazione, perché può interessare anche altri Paesi dell’Unione europea. I politici devono analizzare con attenzione la rivoluzione sociale, inevitabile conseguenza di una maggiore presenza delle popolazioni straniere.