Le mirabili ninfee di Monet che si specchiano nei riflessi perlacei dell’acqua: sono loro le protagoniste della mostra Monet. Quelle ninfee che anticiparono l’informale, presso la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano Traversetolo (Pr), oltre ad altri due grandi capolavori dell’artista, che rimarranno esposte fino all’11 dicembre 2016.
Non ci sono parole per descrivere i meravigliosi riflessi degli stagni in cui, attraverso le pennellate di Monet, si può vedere specchiarsi tutto il creato, e per prime, quell’oggetto di arte, poesia e ammirazione del pittore, che sono le ninfee.
Così, attraverso la pittura “en plein air” egli colse sfumature e luce, il variare della natura stessa. Inizialmente impressionista, Monet nella sua evoluzione si trasformò, arrivando a ripetere più volte in diverse condizioni lo stesso oggetto nelle sue famose “serie”. Incredibili sono i riflessi azzurri del mare in cui si riflettono i raggi dorati del sole in “Falaises a Pourville, soleil levante”. Assolutamente in primo piano sono però le ninfee come in “Les Bassin des Ninpheas”, dove nelle acque dello stagno tutto pare dissolversi e poi ricrearsi.
Egli sviluppò una vera e propria passione per le ninfee, per cui creò un meraviglioso giardino a Giverny in Normandia, facendosi arrivare diversi esemplari dal Giappone,a cui si ispirò per le sue fioriture.
Nei suoi quadri si mescolano il verde, l’azzurro, il celeste sempre attraverso l’acqua che rende il tutto evanescente, come sospeso tra terra e cielo, dove l’arte è poesia e la poesia bellezza allo stato puro. A volte la fantasia le trasforma in cerchi, coriandoli variopinti sullo sfondo di un azzurro profondo, trasparente: è ancora l’acqua, da cui è nata la vita e in cui si specchia il cielo…