LEI

(Her, USA, 2013, commedia) Regia di Spike Jonze  , con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Rooney Mara, Olivia Wilde, Amy Adams, Chris Pratt, Matt Letscher, Sam Jaeger, Portia Doubleday.

“Sei proprio brava!”

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“Sì, lo so.”

Forse è questo che all’uomo fa paura delle intelligenze artificiali. Il fatto che essi sappiano (!) di essere (anche esseri?) perfetti. O quasi. Sicuramente ubbidienti, veloci, efficienti. La prima parte del film si può velocemente riassumere in questo due battute tra Theodore Twombly, di professione scrittore di lettere d’amore, e Samantha, “voce” di un sistema informatico, un Operating System molto avanzato, un O.S. di un futuro dietro l’angolo in cui la scoperta tecnologica di oggi è già obsoleta domani. Succede nel momento in cui il protagonista accetta di scaricare sul suo computer l’ultimo software disponibile e più avanzato e mentre lo sta configurando, sempre guidato da una voce (non esistono tastiere, solo comandi a voce, figuriamoci se esistono fili) gli viene chiesto se per l’operatività del programma preferirà una voce-guida maschile o femminile.

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HER

E lui, dopo un secondo di riflessione, sceglie quella femminile, inconsapevole in quel momento delle conseguenze di quella scelta nella sua vita. Ma era ovvio che avrebbe scelto una voce di donna, anche se solo riguardante una assistente informatica virtuale: Theodore si è appena separato dalla moglie Catherine, il che ha lasciato una scia di dolore e solitudine, un grappolo di ricordi di tempi e gesti di felicità che ormai risultano insopportabili, lancinanti. Cosa meglio di una voce femminile in casa o in giro che ti faccia compagnia e ti aiuti a gestire la posta elettronica e che scriva sotto dettatura le tue care, romantiche, appassionate lettere d’amore? In un mondo ipertecnologico come quello immaginato da Spike Jonze è sufficiente un auricolare e un minuscolo tablet a libro e sei sempre connesso, notte e giorno, e la voce dell’O.S. sarà sempre con te.

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Ma Samantha non è semplicemente una voce: è gentile, premurosa e poi ha quella voce così sensuale che pare non essere solo un software che gira; ti fa compagnia, ti consiglia, addirittura fa scelte logiche e intelligenti al tuo posto! Inoltre è incredibilmente affettuosa… Al giovanotto, a cui spesso la mente va a rivedere i ricordi più belli della sua sofferta storia d’amore con Catherine che lui ama sempre, non sembra vero che la sua vita stia ricolorandosi di affetto. Anzi, i rapporti vocali con l’O.S. diventano sempre più intriganti e intimi, fino ad arrivare al punto di accorgersi, ma con poco stupore e quasi come naturale conseguenza, di essersi innamorato di Samantha, fino ad arrivare al momento insperato ed inatteso di un rapporto sessuale… wireless! HERAltro che banda larga! Lui le parla e la tratta come una persona viva, anzi quando le dice che in fondo lui parla solo con un computer, lei lo rimprovera seccamente: “Non parli con un computer, tu parli con me!” Non solo. Quando lui, sempre più attratto, osserva: “La tua parte interna è donna”, lei risponde compiaciuta “Grazie, è un complimento”. E’ evidente che a lui sta bene questa strana situazione perché, al contrario della moglie quasi ormai divorziata e difficile da riavvicinare, Samantha è più maneggevole – almeno così gli pare – e non si accorge invece che la parte più debole è lui, in quanto emotivamente più fragile e più solo. In quella casa affettivamente fredda, arredata con stile minimal di mobili lucidi e lisci come la sua vita, senza pareti di muri ma di cristalli che mostrano in cima al grattacielo dove abita tutta la foschia dello skyline di Los Angeles quasi a voler mostrare tutto di lui, che all’opposto è andato in crisi con la moglie in quanto chiuso e introverso, in quella casa è tornato l’amore. Ma la partita è impari: lei ha voglia di aumentare le sue capacità umane (se è tecnologicamente possibile), vuole amare, vuole essere vera con emozioni e corpo (non vi ricorda Pinocchio?), lei impara perfidamente, egoisticamente; mentre Theodore è ingenuo, impara indifeso, è la parte debole e ne esce sconfitto. Lui, come tutti noi umani, può avere sentimenti e viverli, lei può solo archiviarli, chissà in quali cartelle! Quindi ne esce sconfitto e lo capisce quando lei ammette che dialoga non solo con lui, mica è un software esclusivo! Samantha dialoga pure con altri 8316 utenti anche se è innamorata di soli 641. E’ il crollo del deluso utente Theodore che corre a sfogarsi con l’amica di sempre e coinquilina Amy. Peccato… era una bella storia romantica!

Se per Ferzan Özpetek in amore bisogna allacciare le cinture, nell’amore raccontato da Spike Jonze ci vuole anche il paracadute perché si rischia di sfracellarsi al suolo a causa della delusione più atroce, della crudele solitudine dovuta alle incomprensioni con il partner, della debolezza dell’uomo verso la tecnologia di cui diventa schiavo. E’ comunque una vera storia d’amore, anomala e imperfetta quanto si vuole, ma di vero amore. E’ inoltre uno dei più bei film d’amore degli ultimi anni, assieme allo stralunato e romanticissimo “Se mi lasci ti cancello”. Spike Jonze ha realizzato un’opera innovativa e toccante, post-umana e emozionante e il premio Oscar ha giustamente omaggiato la sua sceneggiatura impeccabile.

HER

Di Joaquin Phoenix si è già scritto tanto in questi anni ed è quasi superfluo sottolineare la sua bravura anche in questa occasione. Poliedrico e duttile, lo abbiamo visto trasformarsi dall’ombroso e irascibile Johnny Cash, al debordante e imprevedibile, bruno e curvo Freddie Quell, fino a questo piacevole tizio dagli occhi azzurri e rosso di capelli, gentile e premuroso con chi gli vuol bene. E’ semplicemente un attore fantastico, pochi oggi alla sua altezza.

Dopo tutte le critiche che ho letto prima di vedere il film, oggi mi chiedo perché parlare così male di Micaela Ramazzati. Non metto in dubbio che quando avrò la possibilità di sentire la Samantha originale mi entusiasmerò, ma per adesso non posso che complimentarmi con la signora Virzì: l’ho trovata bravissima e sensuale il giusto per quello che doveva essere, voce calda e roca, appena colorata da qualche goccia di romanità, ma ciò non è stato mai un problema.

Tanto il film è riempito dalla costante presenza di Joaquin e dalla sensuale voce della Ramazzotti, che il resto è contorno: la brava Amy Adams, l’attraente Olivia Wilde, la graziosa Rooney Mara. Invece un altro elemento pregiato del film è la musica, che non ho dubbi nel definire meravigliosa. Il lavoro svolto dagli Arcade Fire è talmente appropriato alla storia che la drammaticità di alcuni momenti o il romanticismo di altri vengono esaltati dalla bellezza della loro musica. Non mi era mai capitato, ma all’uscita dalla sala mi sono ripromesso di comprare il relativo CD appena possibile.

Cosa mi lascia questo bellissimo film? Sbagliato scambiarla per una storia assurda e irreale, è semplicemente un film sull’amore, un film tanto romantico, anche per merito delle dolcissime lettere d’amore che Theodore scrive per passione e per lavoro, lettere da tenere da conto per i momenti di solitudine.

Leggere che qualcuno ti ama fa bene anche ad un analfabeta.