L’inutilità che ci rende utili

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“La cultura, come l’amore, non ha il potere di costringere. Non offre garanzie. Ciò nonostante, l’unica possibilità di conquistare e difendere la nostra dignità di uomini ce la offrono proprio la cultura e un’educazione libera”. Questa citazione di Rob Rieman è stata ripresa nel libro L’utilità dell’inutile di Nuccio Ordine.10153212_10202888168943760_291513317867363156_n L’autore,un noto filosofo, docente di letteratura italiana presso l’università della Calabria ha insegnato nelle più prestigiose università del mondo, diventando uno dei massimi esperti di Giordano Bruno e una delle menti umaniste più brillanti del dibattito contemporaneo. Nel libro L’utilità dell’inutile l’illustre professore con un gioco di parole creato dall’ossimoro del titolo riesce a coinvolgere il lettore innescando in esso una curiosità inaspettata. Infatti,sebbene non si tratti di un romanzo coinvolgente ma di un saggio filosofico, nasce una voglia sempre più forte di conoscere, di documentarsi e di sfogliare il più velocemente possibile le pagine di questa spietata e sincera critica al mondo attuale. Sin dall’inizio si comprende l’ideale che l’autore vuole trasmettere al destinatario e la speranza che questo possa bene interiorizzarlo. La tesi portata avanti è argomentata in modo ampio con citazioni e pensieri di diversi filosofi, letterati, scienziati, di ogni nazionalità e di ogni secolo. Proprio questa varietà di argomentazioni a conferma della tesi rendono il libro per nulla noioso e spingono il lettore a continuare, come se fosse conquistato dal mondo letterario in cui si è immersi. Emerge, talvolta, anche una piccola vena sarcastica, esempio della critica dell’autore al mondo contemporaneo e al suo assurdo e morboso attaccamento alle discipline considerate utili. Il saggio risulta diviso in tre parti contenenti ognuna una netta e precisa argomentazione. Nella prima parte vengono esaltate le discipline “inutili” a discapito di quelle “utili”. Le inutili discipline di cui l’autore parla sono quelle umanistiche, mal considerate perché private di quel valore di utilità economica ormai essenziale nel XXI secolo. “Chi non ha, non è” recita un vecchio proverbio, ed è proprio con questo tema che l’Autore inizia il suo saggio, criticando poi chiunque sostenga l’utilità di un sapere in base al guadagno da esso prodotto.Sono critiche subito confermate da Dante, Petrarca, Campanella, Bacone,Aristotele che mostrano tutti la futilità di una letteratura finalizzata al guadagno.

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Ancor di più, Kant sostiene che il gusto del bello è disinteressato: “Il gusto è la facoltà di giudicare un oggetto o un tipo di rappresentazione mediante un piacere o un dispiacere, senza alcun interesse. L’oggetto di un piacere simile si dice bello.” Lo stesso Ovidio mostra come niente sia più utile delle arti inutili. E,a conferma di tale tesi, vengono interpellati molti altri autori, da John Locke con la sua critica alla poesia a Garcìa Lorca che, con una pronta risposta, evidenzia come sia impossibile e imprudente vivere senza la poesia. Comparando le due opinioni sembra quasi di essere in un dibattito storico atemporale come se al di sopra del secolo in cui sono vissuti, ognuno sia mosso dallo stesso obiettivo:esaltare L’utilità dell’inutile. Nella seconda parte del libro si entra ancora di più nel vivo della critica di Nuccio Ordine al “secol vile e sciocco”, per utilizzare un’espressione leopardiana. Oggetto della critica sono adesso le università, diventate quasi come aziende. Errore maggiore degli atenei è quello di diminuire il carico agli studenti e richiedere meno sacrifici per eliminare il problema dei fuori corso:-Aspirazione nobile e legittima-osserva acutamente l’autore-se, oltre alla quantitas di osservasse anche la qualitas.- Ormai le università sono aziende dove gli studenti sono clienti e i professori burocrati. L’aspetto peggiore consiste nei tagli che la cultura deve affrontare e Ordine polemicamente chiama in aiuto Victor Hugo:”la crisi si batte non tagliando i fondi alla cultura ma, raddoppiandoli. (…) qual è il grande pericolo della situazione attuale? L’ignoranza. L’ignoranza più ancora della miseria.” In aggiunta a tutto ciò Ordine evidenzia indispensabilità della lettura dei classici perché “la lettura di un classico può cambiare la vita”. Invece, il mondo contemporaneo pretenderebbe di eliminare l’utilità di queste discipline, mettendo a rischio biblioteche che vantano un valore storico e culturale inestimabile, materie come Paleografia o filologia sono a rischio in questo mondo in cui nulla ha importanza se non porta ricchezze.

Nella terza ed ultima parte Ordine, esalta e rivendica la Dignitas Hominis, l’Amore e la Verità. Tre cose apparentemente scollegate tra di loro, ma che risultano concatenate da una valore fondamentale della società: la sapienza. In aggiunta ad un libro che ha dato “Uno schiaffo all’intera classe politica” (Jordi Llovet), vi è il saggio di Abraham Flexner L’utilità del sapere inutile. Flexner con un approccio decisamente più scientifico ha evidenziato come le maggiori scoperte scientifiche che,in apparenza sono state trovate da chi le ha messe in pratica, siano frutto di teoremi e studi passati, compiuti da chi studiava per il semplice gusto di farlo, da chi faceva suo il valore della curiositas. “Non ho particolari talenti. Sono solo appassionatamente curioso.” (Einstein)

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Questo mondo ha dimenticato la bellezza del sapere disinteressato, è preso da affari poiché l’economia sembra rappresentare la cosa più importante. Non è poco frequente sentire nei dipartimenti di scienze economiche e sociali, in quelli di scienze aziendali e giuridiche o in qualsiasi dipartimento di materie scientifiche, studenti che affermano di studiare adesso, solo per guadagnare poi. Manca la voglia di approfondire di andare oltre, di conoscere per la sola soddisfazione di aumentare la cultura e diminuire l’ignoranza. “Il mondo non è che una scuola di ricerca, non importa chi raggiungerà la meta ma chi farà la più bella corsa”.

La cultura rende liberi, chi è ignorante può essere in ogni momento vittima di qualcuno senza neppure accorgersene. “Ci sono due giovani pesci che nuotano e un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice:- Salve, ragazzi. Com’è l’acqua?-I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: -Che cavolo è l’acqua?” E’ l’acqua la nostra cultura, la base di ogni tipo di ideologia politica, etica, sociale. L’abbandono dei classici, la poca voglia di leggere, la mancanza di conoscenza, non sono altro che sintomi di una società che si sta suicidando, che non vuole crescere, che resta ancorata ad una vita vuota, orientata al guadagno. Questo libro, stampato in Italia, ma uscito in prima edizione a Parigi, non può non essere che un orgoglio per la nostra nazione. Non c’è un genere di persone a cui non consigliare questo libro, docenti e rettori universitari, politici, genitori di studenti e studenti stessi non possono non fermarsi a riflettere sull’importanza della conoscenza e sulla ricca utilità che hanno le discipline inutili: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni, c’era quando Caino ha ucciso Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro.” (Umberto Eco)