Mondiali calcio 2014 e l’altra faccia del Brasile: le proteste

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Mentre il fermento intorno ai mondiali calcio 2014  in Brasile cresce, altre verità vengono taciute e riguardano la situazione economico sociale del Brasile che vive tra mille contraddizioni, squilibri, povertà infinita e servizi fatiscenti, con conseguente violazione dei diritti umani.
Le proteste, pesantemente represse dalle autorità, hanno come fulcro centrale le ingenti spese economiche che il Brasile ha affrontato per poter organizzare, anche se a rilento, i mondiali calcio  2014.  Si parla del mondiale di calcio più costoso della storia, con un aumento vertiginoso della spesa pubblica per costruire stadi, aeroporti, strade, in zone spesso semi disabitate e che quindi non vedranno in futuro un ritorno economico dovuto a queste spese.

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I COSTI
I costi esorbitanti per i mondiali calcio 2014  sono per la maggior parte tutti pubblici, i privati dopo le speranze tradite in Sudafrica, dove si attendeva un ritorno economico importante che in realtà non vi fu, hanno deciso di non rischiare anche con i mondiali di Brasile 2014 e ad aizzare le folle anche la sospensione delle norme sull’autolimitazione dell’indebitamento in conseguenza della quale, gli stati federali e le città brasiliane stanno contraendo debiti di lungo periodo. Qualcuno però potrà pensare che il ritorno economico dovuto ai turisti potrebbe aiutare a pareggiare i conti, in realtà non è così perché la Fifa e gli sponsor hanno ottenuto una deroga alle tasse da pagare per le vendite durante l’evento. Sospesa anche la normativa brasiliana che vieta la vendita di alcool negli stadi, sempre per volere della fifa.
Amnesty International denuncia gli elevati sfratti eseguiti per poter costruire stadi ed infrastrutture, con la distruzione di intere favelas, è pur vero che non sono abitazioni degne di essere chiamate tali, ma sono le uniche abitazioni che le famiglie hanno. Si paventa l’ipotesi di un aumento dello sfruttamento della prostituzione, anche minorile, vietati anche i venditori ambulanti con perdita occupazionale notevole. Infine, le città di Porto Alegre, Rio de Janeiro e San Salvador de Bahia hanno visto una notevole riduzione delle aree a preservazione ambientale.

LE PROTESTE
In realtà le proteste in Brasile sono in fermento fin dai primi momenti della preparazione e questo perché economicamente i preparativi sono molto impegnativi e, invece, il sistema sanitario è al collasso, idem per l’istruzione e l’emergenza abitativa è cosa nota da tempo. La gente protesta perché avrebbe preferito che le risorse fossero dirottate proprio sul sistema socio sanitario, piuttosto che essere utilizzate per coprire con un velo tutto ciò che in Brasile non va . La protesta diventa anche arte grazie all’uso dei murales che gli artisti di strada stanno realizzando in vari punti delle città.
Solo pochi giorni fa a Brasilia contro i costi dei mondiali calcio 2014 sono scesi in piazza anche 500 indigeni con arco e frecce. A Manaus, nell’Amazzonia, dove è stato costruito il faraonico stadio Arena da Amazonia il cui costo è stato di 250 milioni di euro, ulteriori proteste hanno portato il governatore a dichiarare lo stato di emergenza. Lo stadio criticato ha ben 39000 posti senza avere squadre locali in grado di riempirlo. A contenere i costi sarebbe bastato anche concentrare le partite in 8 città, come suggerito dalla Fifa anche per motivi di sicurezza, ma il Brasile ha preferito puntare su 11.
Le proteste hanno colpito tutto il Brasile da Belo Horizonte, Manaus, Porto Alegre, Rio de Janeiro e San Paolo, a Brasilia. Tra i manifestanti anche le associazioni e tra esse il Movimento del lavoratori senza tetto che conta 5000 membri.

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Resta da dire anche che il mondiale del Brasile ha un indice di gradimento molto basso, solo il 48% , questo nonostante sia il Paese che ha alzato più volte la coppa del mondo.
Non è mancato l’inno di protesta “Desculpe, Neymar” (Scusa, Neymar) del cantante brasiliano Edu Krieger e il suo successo è assicurato da milioni di visualizzazioni su youtube.