Nishikori-Cilic: ecco i finalisti degli US Open 2014

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Gli US Open sono arrivati alla finale. I finalisti a sorpresa sono il croato Marin Cilic contro il giapponese Kei Nishikori. Dal 2005 a oggi è la prima volta che non ci sarà uno tra Nadal, Federer e Djokovic.

Alzi la mano chi, onestamente, avrebbe creduto che la finale degli US Open 2014 avrebbe visto di fronte Kei Nishikori e Marin Cilic. Non era da escludere che ci sarebbe stata qualche sorpresa, perché è tutto l’anno che un outsider si prende il palcoscenico di un torneo importante del circuito. La portata innovativa di questa finale sta nel fatto che era dal 2005 che una finale slam non vedeva coinvolti uno tra Federer, Nadal e Djokovic. Conosciamo meglio i finalisti di stasera.

KEI NISHIKORI. Mai come in questo caso l’ironica frase, “Per quanto tu sia bravo, ci sarà sempre un orientale più capace di te”, non potrebbe avere più senso. Il giapponese sta giocando una stagione di buonissimo livello. Kei Nishikori, come tanti giocatori tra cui anche il suo avversario di domani, si è affidato alla guida di un grande giocatore del passato: Michael Chang. I risultati si vedono, eccome. Su 45 incontri giocati in stagione, ne ha persi solo 9. Ha vinto due tornei: Barcellona, in finale con Giraldo, e Memphis, battendo Karlovic; inoltre, si è fermato ad un passo da battere nientemeno che Nadal a Madrid, bloccato da un infortunio piuttosto doloroso: Kei aveva vinto il primo set alla grande, 6-2, e soprattutto era riuscito a scappare ancora in vantaggio per 4-1; Nadal si era lanciato in una rimonta furiosa, facilitata dall’infortunio di Kei che dopo aver perso per 6-4 il secondo parziale, e, alla fine, lo aveva costretto al ritiro, sotto di un break nel terzo. Il giapponese aveva anche lottato contro Djokovic a Miami ma in quel caso il serbo aveva vinto un match molto teso. Il giapponese ha un tennis molto moderno, dotato di entrambi i colpi e di un’attitudine samurai davvero encomiabile: difficile fare punto al giapponese che non molla mai ed è capace di strascinare lo scambio fino allo stremo. Questo è il motivo per cui Milos Raonic lo soffre oltremodo: il canadese abituato a sfondare con il servizio, si trova spesso spaesato di fronte alla sua reattività. Dopo un torneo, inizialmente, facile con Odensik, americano di belle speranze, battuto in 3 set, Andujar sconfitto per ritiro, e Mayer liquidato in tre set, la faccenda si è subito complicata. Raonic è un avversario terribile per molti nel circuito, come già detto. Kei, però, ha sviluppato doti eccelse sotto il profilo psicologico, aiutato da Michael Chang, e non ha mollato sotto il costante bombardamento canadese. 5 set in cui il tennis presentava due modi opposti di giocare, due filosofie opposte e deliziosamente contrarie, era un difesa estrema contro attacco costante: ha vinto la difesa, al quinto set, tirando il match alle 2.26, ora di New York, eguagliando il record statunitense per il match finito più tardi. Dopo aver scollinato Raonic, impresa di per sè eccezionale, il samurai aveva un’altra prova di fronte a sè: Stan Wawrinka. Se negli ottavi Kei incontrava un avversario che lo soffriva particolarmente, nei quarti l’avversario era particolarmente temibile, dotato un gioco unico nel circuito ma molto simile a Raonic: bombardamento costante. Nishikori ha dato vita a un’altra battaglia durata 5 set in cui non ha mollato un centimetro e retto l’urto svizzero come pochi altri e ha avuto ragione, raggiungendo la semifinale. Qui Il livello di difficoltà era altissimo, di fronte c’era il numero 1 del mondo, campione uscente e finora impressionante: Djokovic. Regolarità, gioco di diagonali e di manovra, propensione al recupero in scivolata sono le caratteristiche di entrambi. Erano due avversari in fotocopia. Quando due modi opposti di giocare si incontrano, non si sa mai chi può vincere, quale filosofia avrà più efficacia, invece, quando due giocatori simili si incontrano, il più in forma e convinto vince sempre. Non si tratta di talento, ma di esecuzione e concentrazione. Inoltre, ha giocato un ruolo fondamentale nell’andamento della semifinale il percorso dei due giocatori nel torneo. Il percorso a ostacoli di Nishikori lo abbiamo appena presentato. Nole,invece, ha passeggiato su tutti gli avversari, nessuno lo ha portato a dare il meglio di sé. Djokovic si è trovato in una guerra senza quartiere contro un kamikaze giapponese disposto a tutto pur di vincere, dopo essersi riposato in una serie di allenamenti agonistici contro Schartzwan, Mathieu e Kolschreiber, mentre contro l’amico-nemico coetaneo Murray, che ha dato tutto nei primi due set, non ha dovuto alzare troppo il livello del suo tennis per vincere. Contro Djokovic, Nishikori ha giocato un tennis asfissiante, ha svegliato con una secchiata di acqua gelida l’avversario ancora intorpidito da un tabellone che aveva affrontato con una mano dietro la schiena e sbadigliando allegramente, vincendo 6-2 il primo parziale. Certo, svegliare così uno come Djokovic, non è mai indolore. Il serbo si sveglia di soprassalto e si scaglia, in senso figurato, sull’avversario. Nishikori non può fare molto e il set va in serbia per 6-1. Ma un samurai non molla mai e trascina il terzo set al tie-break e lo vince. Nole non trova sé stesso e fatica molto, Nishikori è chirurgico e chiude la faccenda al quarto set. Nishikori è il primo giapponese a giocare la finale di un torneo slam.

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MARIN CILIC. Come risolvere i problemi al servizio? Facile, affidarsi a Goran Ivanisevic. Cilic ha deciso così. Del resto, tutti nel circuito non si capacitavano che un giocatore di 198 cm non fosse devastante al servizio. Goran ha preso per mano Cilic e gli ha fatto fare un salto di qualità notevole in battuta. La potenza dei colpi a rimbalzo non era mai stato un problema, anzi: Cilic è un bombardiere. Aggiungere un solido servizio al suo bagaglio è stato decisivo. Il croato è un top 30 da sempre ma gli è sempre mancato qualcosa per stare al livello che gli compete. Dopo una buonissima prova a Wimbledon, eliminato ai quarti dal vincitore, Djokovic, Cilic non ha brillato a Toronto e Cincinnati, raggiungendo soltanto i quarti. A New York, Cilic sta dando il meglio. Baghdatis al primo turno si è ritirato, Marchenko non gli ha dato problemi, Anderson non era al meglio e non ha saputo arginare il suo bombardamento, Simon invece gli ha fatto sudare sette camicie per passare il turno: 5 set lottati in cui si sono visti i progressi anche mentali di Cilic. Nei quarti, l’avversario era molto tosto: Berdych. La partita non è stata di certo emozionante. Tomas era fuori giri, Marin invece era molto solido. Più che un match di tennis era un incontro di box. Si sono dati botte da orbi dal primo all’ultimo scambio. Certo, si alternavano vincenti pazzeschi a errori marchiani. Berdych dimostra che la sua psiche è fragile sotto pressione e il ragazzo di Medjugorje passa in tre set. Dopo un quarto di finale agevole, la semifinale sembra già il capolinea per il croato: Roger Federer pareva troppo per lui. Lo svizzero, rigenerato dalla cura Edberg, stava volando su New York giocando alla grande, dimostrando grande convinzione. Si era vista una piccola crepa nel suo tennis contro l’istrionico Monfils. Gael ha giocato un torneo esaltante, esattamente come lui quando è in forme. il francese era in vantaggio di due set su Federer, dominando e non dando spazio a uno svizzero mai così deconcentrato. Federer aveva saputo sfruttare al meglio un passaggio a vuoto dell’avversario e aveva saputo trascinare la faccenda al quinto set, in cui ha dovuto affrontare due match point, brillantemente cancellati. Tuttavia, Roger era sceso in campo contratto e non ha fatto diversamente contro Cilic ieri sera. Il croato ha mostrato una solidità mai vista e ha cambiato la tendenza dei precedenti cinque incontri, sempre vinti e dominati da FedEx. Cilic si è immedesimato nel suo mentore e ha preso d’assalto l’elvetico che nulla ha potuto di fronte a un avversario così convinto della sua tattica.

LA FINALE. Certo, Cilic-Nishikori non è la finale con più appeal degli ultimi anni, anzi. Sono due giocatori che con dedizione si sono affidati a grandi miti del tennis delle loro nazioni(Chang e Ivanisevic) e da loro hanno appreso il meglio. Sarà come vedere Chang contro Ivanisevic e io, comunque, non mi lamenterei. E’ una rottura nella monotonia del dominio della trimurti Rafa-Roger-Nole, che dal 2005 a oggi erano sempre stati protagonisti. E’ una finale tra un attaccante e un difensore, tra bombardiere e contraerei. Nei 7 incontri precedenti, Nishikori ha vinto 5 v0lte. L’ultima volta a Barcellona, il giapponese aveva passeggiato con 6-1/6-3 sul croato. Questa volta, speriamo, sarà più dura. Gli ingredienti ci sono tutti.

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Non fatevi ingannare dai nomi, lo spettacolo è garantito.