Quando l’attore è anche il regista

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Affermarsi come attore è complesso. Per intraprendere questa carriera sono necessarie forza d’animo e motivazione. Chi riesce ad arrivare in alto e raggiungere livelli interpretativi meritevoli, spesso decide di dedicarsi anche alla regia.

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Dopo anni di buoni film e successi, in molti divi hollywoodiani scatta la voglia di esprimersi diversamente. Ci ritroviamo così di fronte a pellicole firmate da Ben Affleck o Mel Gibson. E se lo spettatore scettico resta interdetto, attori-registi come Clint Eastwood, Robert Redford, Sean Penn o Jodie Foster dimostrano di sapersela cavare eccellentemente dietro la macchina da presa. Questi artisti a tutto tondo sfatano molte congetture e dicerie.

Uno dei migliori lavori di Clint Eastwood è Mystic River, pluripremiata (e già citata in un mio precedente articolo) opera del 2003. Un thriller intimista, esule dai canoni classici di Hollywood, ci mostra una storia drammatica e potente.

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Robert Redford, artista prolifico e sempre in grado di regalare interpretazioni degne di nota, si dedica alla regia a partire dagli anni ’80. Il suo primo lungometraggio è Gente comune (1980), pellicola che riscuote applausi e premi. Il dramma vede le vicende dolorose di un sedicenne costretto ad approcciarsi alla morte in prima persona. La vicenda è esposta con emotività e coinvolge sotto molti aspetti lo spettatore.

Sean Penn, che tra l’altro caratterizza uno dei protagonisti della pellicola Mystic River, si approccia alla direzione con risultati più che buoni. Into the Wild – Nelle terre selvagge (2007) è un film noto ed elogiato sia dalla critica che dal pubblico. La storia di un giovane che abbandona la sua vita benestante per affrontare un viaggio verso l’Alaska è narrata tramite flashback. La limpidezza delle riprese e la costruzione del personaggio rendono questo lungometraggio una piccola perla del cinema.

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Ultima, ma non ultima… Jodie Foster, bambina prodigio, attrice affermata, omosessuale dichiarata, ha all’attivo una miriade di progetti. Come regista la sua opera più amata è quella del suo esordio, ovvero Il mio piccolo genio (1991), in cui la stessa Foster è madre di un bambino con capacità intellettive sopra la media. Con delicatezza sono dipinte le difficoltà di una donna che cerca il meglio per suo figlio.

La crescita artistica di questi autori ci dimostra che l’attore non è solo una maschera, ma può sfruttare le conoscenze maturate sul campo per creare prodotti fruibili ed intensi.