Ragazza di origine marocchina cresciuta a Bolzano: “Mio padre mi blocca in Marocco”

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La vicenda di questa ragazza è un triste “classico”, eppure è una storia a sé nella sua drammaticità. S.N ha 21 anni e viveva a Bolzano da quando ne aveva 4. Diciamo “viveva”, perché ora è bloccata a Casablanca, in Marocco: il padre l’ha portata lì con l’inganno di una vacanza estiva insieme alla famiglia, poi le ha sequestrato il passaporto impedendole di tornare in Italia. Egli non tollerava che sua figlia si sentisse italiana e si comportasse come tale – magari indossando magliette corte e pantaloni a vista bassa, mostrando l’ombelico –.

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Ora la ragazza chiede aiuto su WhatsApp, attraverso cui ha lanciato numerosi e dettagliati messaggi video sulle violenze subite, perché il genitore vuole farla sottoporre ad un test di verginità, se non trova illibata la figlia è capacissimo di ammazzarla e vuole farla sposare ad uno sconosciuto – come non ricordare Hina Saleem, dal cui omicidio sono trascorsi 10 anni l’11 agosto e Sanaa Dafani, anche lei di origine marocchina? –.

L’uomo era già noto per prendere a bastonate la figlia e la moglie in Italia; spesso legava al letto la ragazza mani e piedi, la picchiava se non sapeva la lezione, le ha bruciato la pianta del piede con un coltello riscaldato, la privava di acqua e cibo, ovviamente voleva costringerla ad indossare il velo e una volta l’ha anche picchiata davanti ad altre persone perchè tornava a casa da scuola con un amico. Persino molti membri della comunità marocchina bolzanina lo consideravano un balordo, tuttavia rimanevano silenti e adesso di fronte alle accorate richieste d’aiuto della 21enne segregata in Marocco, protestano che “loro non sono un’ambasciata”, provano ad osservare che la ragazza “dal profilo Facebook non sembra stare male” – ha detto in lacrime che non mangia da tre giorni e se rimane nel Paese d’origine impazzisce  – e la considerano una vergogna per i musulmani. Eppure S. racconta di aver cresciuto i suoi due fratelli minori, non dà certo l’idea di essere una “cattiva ragazza”. Se non appunto per il padre ed altri integralisti islamici che stanno mettendo a rischio la sua vita. Se riuscirà a tornare in Italia, ha promesso all’Associazione Sicurezza e Legalità di Francesco Zorzi – che riceve molte richieste d’aiuto di questo tipo in Alto Adige -, denuncerà quanto per anni è stata costretta a subire.

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