Report riservato rivela: Mafia e terrorismo potrebbero essere in affari

Criminalità organizzata di tipo mafioso e #terrorismo di matrice islamica. Due gruppi criminali ben distinti che nulla hanno in comune. O almeno, così sembrerebbe. Sono infatti sempre maggiori gli indizi che fanno pensare a punti di incontro fra i due, a forme di collaborazioni, anche se è ancora presto per parlare di una vera e propria alleanza criminale.

Terrorismo islamico e mafia insieme nel nome del petrolio

Un report riservato del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, datato febbraio 2017 ma divulgato solo nel luglio scorso, punta i riflettori sul cammino che il greggio estratto dall’ISIS percorre partendo dalle zone tra Iraq e Siria per arrivare alle porte dell’Europa.

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Il petrolio costituisce infatti la prima fonte di finanziamento dei combattenti islamici, anche oggi che il territorio da esso controllato si sta via via riducendo. Senza di esso lo Stato Islamico crollerebbe su sè stesso come un castello di carte. Per questo è di vitale importanze assicurare uno sbocco commerciale alle tonnellate di greggio estratte nelle zone sotto sua occupazione.

Il mediterraneo è il luogo dove, all’oscuro di controlli, avvengono questi loschi affari. A largo delle coste maltesi accade che petroliere e navi cisterne di dubbia provenienza spariscano dai radar per alcune ore o pochi giorni. Giusto il tempo di avvicinarsi, contrattare il prezzo ed effettuare il trasbordo dell’oro nero di contrabbando. Solo dopo queste operazioni le due imbarcazioni si allontanano nuovamente e, arrivati ad una certa distanza le une dalle altre, vengono nuovamente accesi i trasmettitori GPS per rendersi nuovamente visibili ai radar.

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Da una parte le petroliere dirette verso i porti italiani e francesi mentre le navi cisterne verso le coste libiche e mediorientali.

Chi ci sia dietro questi scambi di petrolio ancora non è ancora noto e le forze dell’ordine stanno indagando. Ma quello che non si esclude è il ruolo della #Mafia proprio nel garantire un passaggio pulito nelle raffinerie europee.

Il report, testualmente dice: “È possibile ritenere che le importazioni di petrolio da zone sottoposte al controllo delle organizzazioni terroristiche abbiano come terminali anche le principali raffinerie italiane. […] disarticolare ogni possibile frode nel settore degli olii minerali può avere una valenza strategica nel contrasto al finanziamento al terrorismo“.
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Dopotutto anche la mafia italiana è ormai ben inserita nel business illecito dei carburanti. Come dimostrato da alcune indagini, prima creano società fasulle all’estero per la commercializzazione di benzina; poi iniziano la vendita direttamente ai distributori di benzina a prezzi ribassati; infine chiudono la società, evadendo l’Iva e riciclando denaro.
Secondo i dati forniti da Assopetroli, si tratterebbe di ben due miliardi di euro nel solo 2016 in Italia.

Un’alleanza già sperimentata: il traffico di antichità

Ci sono però già alcune certezze investigative sugli affari in comune tra le due entità. Nell’ottobre del 2016 un’indagine investigativa de La Stampa aveva scoperto che le magie gestivano lo smercio di reperti antichi trafugati da Sirte, la città portuale situata sulle coste libiche che l’ISIS ha devastato.

Un intreccio di interessi da far rabbrividire: i terroristi dell’ISIS scambiano reperti archeologici con armi, in particolare dalla Moldavia e dall’Ucraina attraverso la mafia russa, mentre i Mediatori appartengono alla ’ndrangheta e alla camorra, infine Il trasporto è assicurato dalla mafia cinese. Un business talmente grande che pare possa sfamare diversi interessi criminali da una parte all’altra del pianeta…

Riciclaggio e droga, quante somiglianze

Secondo il procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti le somiglianze vanno oltre: “Il Daesh è uno Stato mafia, lo Stato islamico esprime connotati tipici delle società di tipo mafioso. Ha complicità esterne. L’economia gestita dall’Isis è in grado di interagire con segmenti della stessa economia legale“.

Non è un caso che l’ISIS, al pari della Mafia, faccia commercio di droga per finanziarsi. Il recente ritrovo al porto di Genova di un carico di di ben 37 milioni di pasticche di Tramadol, conosciuta anche come la famigerata droga del combattente utilizzata dai terroristi islamici prima di compiere attentati o andare in battaglia.

Mentre, è ben noto a tutti, che il narcotraffico è una delle fonti, se non la principale fonte, di introiti per le mafie italiane. La presenza dell’ISIS nei pressi di Sirte, lungo la quale si trova la rotta libica della droga, come hashish e marijuana, fa pensare ad una sorta di collaborazione forzata sull’approvvigionamento di stupefacenti verso l’Italia.

E come tutti i gruppi criminali, la necessità di riciclare denaro sporco è fondamentale. Roberti afferma: “Se non colpiremo i santuari finanziari che stanno dietro non contrasteremo mai questo micidiale business“.

Solo poche settimane era stata la Banca d’Italia a lanciare l’allarme su questo pericolo, parlando di migliaia di operazioni finanziarie sospette ogni anno che portano sia ad interessi criminali italiani, sia al tentativo di finanziamento al terrorismo.

Contrasto al terrorismo grazie alla lotta alla mafia

L’attentato di Barcellona di agosto ha rilanciato i riflettori sul tema del contrasto, in particolare nel nostro Paese, di nuovo nel mirino dello Stato Islamico. Secondo molti, tuttavia, abbiamo poco da temere rispetto ai nostri vicini europei.

Il noto quotidiano inglese The Guardian infatti ha scritto poche settimana fa che l’Italia è in grado di fronteggiare la minaccia dell’ISIS utilizzando sapientemente strumenti politici e legali sviluppati attraverso anni di esperienza nella lotta alla mafia, nati nell’era degli ‘Anni di piombo’, segnati dal terrorismo di sinistra e estrema destra.

A rafforzare questo punto di vista è intervenuto il Ministro dell’Interno Marco Minniti che a fine agosto, parlando del rischio attentati, ha detto a chiari lettere: “ricordiamoci che a differenza di tutti gli altri Paesi l’Italia viene da due vittorie: abbiamo sconfitto il Terrorismo interno e il Terrorismo mafioso, quando la mafia decise di mettere le bombe. I responsabili di quelle decisioni sono tutti al 41 bis. Poi abbiamo la migliore polizia“.

Quello che è certo è che tra mafia e terrorismo islamico ci sono stati numerosi contatti e sono stati sicuramente siglati degli accordi. Quello che rimane ancora da dimostrare è la presenza di una più complessa strategia di alleanza che, tuttavia, anche secondo chi scrive, sembra molto lontana dal vedere la luce. Forse anche per mancanza di un reale interesse da parte di entrambi gli attori in campo.