Rinvenuti i corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti. Netanyahu: Hamas la pagherà

Mideast Israel Palestinians

Ormai non ci sono più dubbi: il rapimento dei tre ragazzi israeliani avvenuto 18 giorni fa si è trasformato in una strage. I corpi di Naftali Frankel, Gilad Shaer ed Eyal Yifrach sono stati ritrovati ieri dall’esercito d’Israele dopo due settimane di altissima tensione con il popolo palestinese. Erano nascosti dietro a dei cespugli, insepolti, nei pressi del villaggio di Halhul vicino Hebron, in Cisgiordania. L’esecuzione sarebbe avvenuta poco dopo il rapimento. A riportare la notizia per prima è stata la rete giornalistica Al Arabyia con un tweet.

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Ma il popolo ebreo non è l’unico a dover soffrire per una perdita. L’operazione “Brother’s Keeper” ha mobilitato 4000 mila soldati che hanno messo praticamente sotto assedio l’intera zona di Hebron. Perquisizioni a tappeto si sono susseguite in queste due settimane, circa 400 palestinesi collegati ad Hamas sono stati arrestati. E almeno 4 sarebbero morti in scontri con le forze armate. La comunità internazionale ha invitato il governo di Gerusalemme alla moderazione, inutilmente.

Ora la fragile tregua tra i due popoli rischia di precipitare; le dichiarazioni dei vertici israeliani sono pesanti e pericolose. L’organizzazione di Hamas è ritenuta colpevole della tragedia. Due dei suoi componenti sono spariti dalle loro case a Hebron il giorno del rapimento e sono stati automaticamente etichettati come gli esecutori materiali del delitto. E’ ancora in corso una serrata caccia all’uomo, le strade intorno ad Halhul sono state chiuse con posti di blocco.

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israele

Poco dopo il rinvenimento il governo ha convocato una riunione d’emergenza seguita da una seduta del gabinetto di sicurezza nazionale. Si è parlato di interventi concreti da effettuare sul territorio palestinese contro Hamas, al governo nella striscia di Gaza, considerata a tutti gli effetti un’organizzazione terroristica. «Hamas è responsabile, Hamas la pagherà» sono state le dure parole del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. Il presidente della commissione parlamentare per gli esteri e la difesa, Zeev Elkin, già parla di radere al suolo le abitazioni dei due sospetti, incurante delle famiglie che le possiedono.

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Non si fa aspettare la replica di un portavoce di Hamas: «ogni offensiva di Israele aprirà le porte dell’inferno». E pensare che solo qualche settimana fa Netanyahu e il capo di stato palestinese Abu Mazen si erano incontrati in vaticano su invito del papa, per un tentativo di riavvicinamento. Adesso Abu Mazen ha dovuto prendere le distanze da Gaza e nel frattempo ha riunito la direzione dell’Anp, l’autorità nazionale palestinese.

Da tutte le parti del mondo arriva il cordoglio per la perdita di Israele. In primo  luogo dalla Santa Sede, dove papa Francesco ha espresso attraverso il portavoce padre Lombardi la sua vicinanza al popolo ebraico. Manifestazioni di solidarietà sono state espresse anche dal ministro italiano agli esteri, Federica Mogherini, e dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Quest’ultimo ha anche aggiunto un invito «alle parti in causa ad astenersi da mosse che potrebbero ulteriormente destabilizzare la situazione».