Ritrovato cadavere di donna nel fondo del Garda: forse si tratta di Federica Giacomini, la pornostar scomparsa

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Federica Giacomini, pornostar conosciuta col nome di Ginevra Hollander, sarebbe, molto verosimilmente, la donna ritrovata chiusa in un baule in fondo al lago di Garda: il ritrovamento del cadavere è di oggi, all’interno, infatti, di una cassa, e avvolto in un grosso telo di nylon, mantenuto nel punto più profondo del lago da alcune zavorre in cemento.

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Sparita misteriosamente all’inizio dell’anno, la giovane donna non aveva più dato notizie di sè, come fosse stata inghiottita dal nulla.

Subito i sospetti sono confluiti sul suo compagno cinquantacinquenne, Franco Mossoni, uomo violento, già responsabile, in età giovanile, dell’omicidio, nel bresciano, di un rivale in amore, suo coetaneo: e la bella quarantaduenne intratteneva da tempo una turbolenta relazione con lui, facendosi carico di tutte le spese che derivavano dalla loro convivenza, quali lo stesso affitto dell’appartamento in cui abitavano.

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Nella città di Vicenza, Mossoni si era già fatto conoscere a causa di un raid che aveva compiuto presso l’ospedale San Bortolo dove si era presentato vestito da Rambo e armato di pistola, a minacciare una guardia.

Dopo l’accaduto, l’uomo aveva intrapreso una fuga durata per ore e solo dopo essere stato convinto dalla polizia si era presentato in questura da dove era poi stato condotto in un ospedale psichiatrico per ingiunzione del giudice, che lo aveva ritenuto soggetto pericoloso.

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Proprio poco prima di sparire nel nulla, e nello specifico nelle acque del lago di Garda, dove presumibilmente è stata portata cadavere dopo essere stata uccisa altrove dall’uomo, la povera Federica aveva confidato ad una amica intima i tormenti che le derivavano dai continui contrasti, anche fisici, con quello che aveva scelto come compagno di vita.

Gli ultimi contatti della donna con i genitori sarebbero risalenti alla fine dell’anno, quando si era sentita con loro per lo scambio di auguri: e l’altro aspetto drammatico, non trascurabile, della vicenda consisterebbe nel fatto che i familiari avrebbero appreso della vera vita della figlia solo in seguito alla sua scomparsa.

E dopo mesi di angoscia, continui interrogativi e tomenti, la matassa si sbroglia nel peggiore, più doloroso, dei modi: il ritrovamento di questo corpo ancora tristemente anonimo, ma quasi certamente appartenente a questa giovane donna che, come tante, aveva creduto all’amore, alla profondità di un rapporto, che gradualmente ha finito per toglierle tutto, anche la vita.

Ora si attendono il riconoscimento e le prove sul DNA, premettendo che la permanenza per un tempo così lungo nell’acqua, renderà tutto più difficile, come difficile, doloroso e disperato sarà il momento della visione del corpo stesso della donna da parte dei genitori, che riceveranno, qualora riconosceranno in lei la figlia, la sola, unica, consolazione, di poterle finalmente offrire degna sepoltura ed un meritato riposo.