“Save the Arctic” con Greenpeace

L’Artico è in pericolo, il 75% dei ghiacci è andato perduto per sempre negli ultimi 30 anni. I cuccioli di orso annegano per la carenza di banchisa, atti di cannibalismo tra orsi e sempre meno spazio vitale per le creature polari. Il riscaldamento globale e la corsa all’ultimo 13% del petrolio mondiale mettono a rischio tutto il fragile ecosistema dal quale l’intero clima della terra dipende. Greenpeace contrattacca con la campagna “Save the Arctic” , la Ribellione Artica che vuole raccogliere 10 milioni di firme e salvare l’Artico dalle fameliche trivelle.

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Gli orsi polari sono ovunque.
Sulla Grande Muraglia, in piazza San Pietro, di fronte alla Tour Eiffel, a Londra ,a Sidney , a Berlino , a Rio de Janeiro un enorme orso ha spiccato il volo di fronte alla statua del Cristo Redentore…
ed è appunto con una mongolfiera di 12 metri, a forma di orso polare ,che Greenpeace inizia la sua ribellione artica, attraverso la più grande campagna internazionale in difesa dell’Artico, “Save the Arctic”.

L’obiettivo è molto ambizioso, creare un “Santuario globale protetto” nell’area disabitata del polo Nord. Il Santuario sarà situato in acque internazionali , il bacino centrale dell’Oceano Artico,oltre il limite delle 200 miglia nautiche degli Stati costieri.
Sarà una riserva marina protetta, senza estrazioni petrolifere, senza pesca industriale, con rigorosi controlli sulla navigazione .

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L’Artico è stato rinominato il frigorifero del mondo , il suo ruolo è fondamentale per la regolazione del clima, il ghiaccio riflette la luce e il profondo oceano artico l’assorbe.
Con meno ghiaccio più calore è assorbito dall’oceano , la temperatura del globo aumenta ed il ghiaccio è sempre meno.
Viviamo già sulla nostra pelle gli effetti che si stanno scatenando a causa dello scioglimento dei ghiacciai .
L’Artico è quindi più che insostituibile, se dovesse “rompersi” dobbiamo essere ben consapevoli che non esistono pezzi di ricambio e che il prezzo sarà alto.
Stanno già cominciando a pagare per noi le creature che abitano quei luoghi e che col ghiaccio hanno uno stretto e vitale rapporto.

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Gli orsi aspettano affamati che l’acqua torni a ghiacciare alla fine dell’estate, mentre quasi la metà dei cuccioli di orso polare muore affogato a causa della riduzione massiccia dello strato di ghiaccio secondo la International Bear Association Conference  , inoltre sono sempre più frequenti i casi di cannibalismo.

Ma non sono solo gli orsi in pericolo, le foche ,le balene , i trichechi ,la volpe artica , il narvalo e tanti altri abitanti senza cittadinanza e diritto di voto sono a rischio di dover sgomberare a causa dell’eccessivo scioglimento dei ghiacci.
E’ la loro casa in pericolo, ma la nostra lo è nella stessa misura.

orso polare nuota

Dall’altra parte abbiamo chi invece vede in questo sfacelo ambientale un’immensa opportunità economica. Pare che sotto il polo nord si nasconda il 13% del petrolio globale e le multinazionali del petrolio di tutto il mondo sono pronte ad accapparrarsi questi bei barili, probabilmente gli ultimi sulla faccia della terra.

piattaforma petrolifera

Ma quanti rischi comporta estrarre questo 13%, circa tre anni del nostro fabbisogno?!
Trivellare nelle acque gelide dell’Artico è un grandissimo rischio, un piccolo errore potrebbe essere devastante, rimediare ad uno sversamento in condizioni climatiche così ostili sarebbe praticamente impossibile.
Se si verificasse uno scoppio o una perdita, l’unica soluzione sarebbe costruire un altro pozzo di sicurezza , misura per cui ci vorrebbero mesi.  Se il pozzo che perde non viene chiuso prima che il ghiaccio avanzi , il petrolio sarebbe libero di fluire per tutto l’inverno con danni incalcolabili.
Oltre alle condizioni climatiche ostili all’attività dell’uomo, gli iceberg rappresentano un reale pericolo, alcuni sono così grandi da non poter essere rimorchiati lontano dalle piattaforme , questo significa che la piattaforma stessa dovrebbe essere trasferita in brevissimo tempo, cosa assai improbabile.

In 30 anni abbiamo perso il 75% del ghiaccio marino artico, (misurazioni dei mesi estivi) , questo è visto purtroppo come una “possibilità” invece che come un pericolo.
Greenpeace con la sua campagna “Save the Arctic” ha l’obiettivo di delimitare il confine,creare una zona protetta , il Santuario, attraverso una petizione che raccoglierà 10 milioni di firme.
Il toccante spot che rappresenta la sua campagna ha per protagonista un’orsa senzatetto, che vaga per le strade di Londra in cerca di cibo.

Forse è giunto il momento di dedicarsi ad una massiccia ricerca sulle risorse energetiche sostenibili.
Sono tante le possibilità che la terra ci offre.
Ma non scordiamoci delle piccole cose che possiamo fare ogni giorno, educarci ed educare al rispetto del nostro Ambiente equivale a prenderci cura di noi stessi e dei nostri figli.

per firmare la petizione  digita su  “SAVE THE ARCTIC”