Un profeta al cinema.

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Dopo voci contrastanti, dopo probabilità indecise, pare proprio uscire nelle sale ufficiali questo film , ” la vita oscena ” tratto da un libro del funambolico poeta e scrittore  Aldo Nove . Ma c’è tutta una storia nella storia che accompagna questa pellicola cinematografica; il cinema italiano, si avvale di un possibile “addetto ai lavori”, lo scrittore varesino, un cittadino del mondo, ispira una Isabella Ferrari  a prendere questo soffertissimo racconto di vita –  un pezzo d’esistenza umana giovanile – per raccontalo in fotogrammi,  con spirito  molto personale , se non pure di matrice “generazionale” e realizzarlo in cinema.

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Il regista De Maria traduce lo spirito anticonvenzionale del personaggio con tinte personali, ma in accordo all’autore del libro, rimane aderente a quella realtà descritta dal medesimo: una realtà in cui i riti del dolore sfondano gli abissi concedendosi esperienze “dannate” ma profondamente e sottilmente cosi vicine alle cose di  spiritualità laiche e  contrastanti  del nostro tempo.

Questo, è un film che contiene “un male della vita” esprimendo sfumature profetiche ,  di  una  moderna solitudine umana  e di generazione, molto spesso difficile da cogliere e ancora più difficile da rappresentare senza scadere in intellettualismi obsoleti. Il coraggio di raccontarsi unito a quello di produrre e dar luce a questo film premia già di “suo” tutte quelle intenzioni cinematografiche che, in un circuito, come quello di un cinema d’autore, manca, in parte, appunto,   di autori determinanti all’innovazione.

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Si potrebbe dire, per altri versanti,  che “la vita oscena” è l’altra faccia di un  film come “Taxi Driver” in una versione più visionaria, più europea, più vicina a un altro tipo di ” gioventù  del sociale”, dove al posto di una violenza fatta di sangue e di colpi di 44 magnum, emerge  una più  terribile violenza del quotidiano, quella del non-senso esistenziale; che poi sarebbe un’  improbabile “viaggio” nei propri inferni personali di un giovane aspirante  letterato, solo, nella giungla dantesca di una grande metropoli. Il film è stato presentato all’ultimo festival del cinema  di Venezia, con opinabili critiche contrastanti, ma questo è di importanza relativa se pensiamo che  altri film di altre “vite” : come quella più dolce e felliniana , furono, all’uscita nazionale, addirittura macchiate d’oscenità inguardabili . Questo è un film da  andare a vedere, lasciando aperta le porte della “percezione”  di  questi tempi che stiamo percorrendo.