Il vino e la conservazione nei fondali marini

Scopriamo le metodologie e i luoghi più strani dove viene conservata l’antica bevanda degli dei.

La parola ‘vino’ etimologicamente parlando affonda le sue radici da diverse lingue. Alcuni sostengono che derivi dal sanscrito ‘venas’ (piacevole) da cui Venus (Venere) o ancora dall’antico ebraico ‘iin’ che a sua volta deriva dal greco ‘oinos’ poi tramandata al latino. Indipendentemente da queste “battaglie linguistiche” è noto che il vino sia la bevanda dei banchetti presente spesso addirittura nei testi sacri quali l’Antico Testamento.

Se dapprima esso era consumato prevalentemente in medioriente grazie alla popolazione greca e fenicia si ha il suo ingresso ufficiale in occidente. I Greci consideravano il vino era ritenuto un dono divino a cui era stata dedicata anche una divinità: Dionisio. Nella letteratura il vino è assai presente accanto a satiri e menadi che vendemmiano accompagnati da canestri di uva e versi. Addirittura la scrittura di Omero ha dedicato parole al vino considerandolo per Ulisse un bene da conservare accuratamente accanto all’oro, bronzo, tessuto e olio.

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Nei secoli scorsi il Mediterraneo, crocevia di popoli, culture e bellezze, è stato anche teatro di numerosi scambi commerciali che vedevano protagonista il vino. Tutt’oggi la situazione, per grazia divina, non è cambiata a parte le metodologie di produzione e conservazione della bevanda.

Conservazione del vino sott’acqua

È moda degli ultimi anni conservare il vino sott’acqua, basti pensare al caso ‘Abissi’: un noto spumante che matura per 13 mesi sotto i fondali liguri. Questa tecnica in realtà non è davvero innovativa in quanto il primo ‘caso’ si registra con il Chateau de Verne, in cui Nautilùs, viene fatto ‘riposare’ per 80 giorni a 20.000 leghe sotto il mare. Il prodotto finale così fresco e riconoscibile piace tantissimo ai giovani wine-lovers.

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Un’altra produzione interessante è quella dello Champagne ‘007’, un blanc de blac, di cui si sa solo il dosaggio pari allo 0,07 grammi di zucchero per litro, conservato in una località segretissima. Per le sue caratteristiche seducenti piace moltissimo alle donne.

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In Italia i vini invecchiati sotto il mare ed il lago d’Iseo

In Italia si registra un grande interessa verso questa tecnica ‘sottacqua’: Portofino e il Lago d’Iseo sono le tappe del nostro wine-tour. Rispettivamente stiamo parlando di Piero Lugano che già aveva posato in fondo ai mari di Portofino 6.500 bottiglie di Abissi-Riserva Marina. Una storia simile la fa anche Alessandro Belingheri che produce 15.000 bottiglie di vino rosso: uno spumante conservato nelle acque dolci del lago d’Iseo.

Indipendentemente dalla conservazione dei vini, questa bevanda oltre ad essere apprezzata per le sue qualità organolettiche è tanto amata per la fase di realizzazione. È proprio la vendemmia la vera protagonista del vino: attività festosa, che nel passato non apparteneva propriamente alla sfera del lavoro quotidiano, ma trasformava la condizione umana e la poneva in contatto con il divino.

Maria Carola Leone
Maria Carola Leone
Maria Carola Leone, classe 1990. Laureata in Lingue e Letterature Moderne dell’Occidente e dell’Oriente – Curriculum orientale (Arabo, Ebraico e Francese) con votazione 110/110 e lode. Parla correttamente 5 lingue: inglese, francese, spagnolo, arabo ed ebraico. Da sempre sostenitrice dell’arte e della cultura intraprende il suo percorso da culture-teller a 11 anni quando pubblica il suo primo articolo giornalistico sul quotidiano ‘La Sicilia’. Continua a scrivere fino a quando nel 2012 entra a far parte della condotta Slow Food 570 diventando Responsabile dei Progetti educativi, editoriali e culturali collaborando attivamente e con serietà al progetto. Attualmente è Docente di Lingue Straniere presso una scuola superiore di Palermo, si occupa di Digital Marketing, Traduzioni e sottotitolaggio e collabora per la Condotta Slow Food di Palermo.