Vittoria del partito AKP di Erdogan in Turchia

La tornata elettorale di ieri in Turchia ha visto la vittoria del partito AKP del Presidente Erdogan e del Primo Ministro Davutoglu; il movimento politico non solamente si è confermato prima forza nel Paese ma è anche uscito rafforzato rispetto alle precedenti elezioni di cinque mesi fa, ottenendo ben 316 seggi nel nuovo parlamento. Con questi numeri il partito di Erdogan può formare un governo da solo, senza bisogno di alleati scomodi, anche se gli mancano 14 seggi per attuare la riforma della costituzione che, nelle intenzioni del capo dello Stato, dovrebbe accentrare il potere proprio nelle mani del Presidente.

Erdogan può dire comunque di avere vinto la sua personale scommessa; il leader turco,infatti, aveva preferito rimettere tutto in gioco e convocare nuove elezioni, piuttosto che tentare di formare un governo di coalizione con i partiti minori. Il suo partito AKP  è uscito rafforzato da questa tornata elettorale e ha visto crescere molto i suoi consensi in tutto il Paese. Probabilmente anche la situazione delicata che sta vivendo la Turchia in questo periodo, stretta come in una morsa tra la lotta ai miliziani islamisti dello Stato islamico e al terrorismo interno delle frange armate del PKK, ha influenzato le decisioni di voto del popolo turco che ha premiato le promesse di maggiore sicurezza e stabilità fatte dai leader dell’AKP in campagna elettorale. Anche la deriva autoritaria di Erdogan ha avuto indubbiamente un grosso peso al momento delle urne; nell’ultimo mese alcuni tra i principali quotidiani e network televisivi dell’opposizione sono stati chiusi e i loro dirigenti arrestati con la falsa accusa di fomentare il terrorismo.

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Il grande sconfitto di queste elezioni è il partito filo curdo HDP, guidato dal carismatico Selahattin Demirtas, che ha perso quasi tre punti percentuali rispetto a cinque mesi fa, quando aveva avuto un discreto successo ed era quasi riuscito a diventare il primo partito della Turchia e aveva messo a rischio la leadership dello stesso Erdogan. Proprio dopo questo deludente risultato, ci sono stati violenti scontri nella cittadina a maggioranza curda di Diyarbakir, e la polizia è dovuta intervenire con idranti e lacrimogeni per placare la furia distruttiva della folla.

Visti questi dati non resta che stare a vedere quali saranno le prossime mosse di Erdogan e del suo Primo Ministro, anche se già teme un’ulteriore stretta autoritaria che potrebbe portare anche all’implosione della fragile economia turca. L’ Europa aspetta di sapere se davvero il governo turco manterrà le sue promesse di maggiore collaborazione nella gestione delle marea umana di rifugiati che usano la Turchia come porta verso il nostro continente.