Ebola, è italiano il vaccino contro la malattia

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), per contrastare l’epidemia di Ebola, ha scelto un vaccino italiano (che tra l’altro attualmente è l’unico disponibile) sviluppato dall’azienda nostrana Okairos presso i laboratori del Centro di Ingegneria Genetica (Ceinge) di Napoli, nato trent’anni fa come piccolo laboratorio universitario all’interno dell’ateneo Federico II del capoluogo partenopeo e diventato un centro di ricerca famoso nel mondo, con cui collaborano oltre 20 gruppi di ricerca, 250 ricercatori (giovani molti dei quali napoletani) e una serie di imprese. Lo annuncia Franco Salvatore (foto, ndr), fondatore e presidente del Ceinge, il quale afferma: “Spesso, erroneamente, in Italia si pensa che investire sulla ricerca sia un investimento a perdere e invece la ricerca, se ben fatta, può essere il vero volano dello sviluppo economico“.

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L’Okairos, fondata nel 2007 e diretta dal biologo molecolare napoletano Riccardo Cortese, nata da Merck Sharp & Dohme, una delle aziende farmaceutiche più importanti al mondo, è stata di recente acquistata per un costo di  250 milioni di euro dalla multinazionale britannica GlaxoSmithKline (Gsk) ed entro dicembre fornirà all’Oms circa diecimila dosi del vaccino brevettato. Nel 2015 potrebbe consegnarne anche un milione. L’azienda italiana per sette anni e da quando il virus non era così conosciuto, ha condotto la ricerca sul vaccino in due laboratori all’interno del Ceinge.

Attualmente la base di produzione dei vaccini del Okairos si trova a Pomezia e l’ente collabora con l’Irbm Science Park, il cui presidente, Piero Di Lorenzo spiega: “In pochi giorni dalla richiesta la Food and drug administration americana ha dato il via libera alla sperimentazione su volontari umani, che è già in corso anche nelle zone colpite, dopo che ha funzionato al 100% sulle scimmie in laboratorio“.

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Comunque l’organismo principale con il quale l’Okairos conduce i suoi studi rimane il Ceinge: “La ricetta del successo della nostra ricerca”, sottolinea il direttore Franco Salvatore, “sta nella selezione dei giovani in modo rigoroso e meritocratico e nelle collaborazioni internazionali che non sono fuga di cervelli ma proficui scambi di metodologia di studio e di ricerca”. Se l’epidemia, che finora ha causato 3.439 morti in Sierra Leone, Guinea, Liberia, Nigeria e Senegal (Africa Occidentale), cesserà, sarà anche grazie all’Italia ed in particolare alla città di Napoli.