La Crisi non lascia ancora l’Italia

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La crisi economica sembra non voler lasciare il nostro Paese. Questo emerge dai dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica, elaborati confrontando i dati del terzo trimestre 2014 con quelli del secondo. Il PIL è diminuito dello 0.1%.

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I consumi, che costituiscono il motore di ogni sistema economico, sono rimasti invariati a causa del leggero aumento della spesa delle famiglie compensato dalla riduzione di quella della Pubblica Amministrazione. Gli investimenti, vitali per la crescita della ricchezza futura di una Nazione, diminuiscono dell’1%.  Per quanto riguarda il commercio estero, aumentano le esportazioni e diminuiscono le importazioni.

Confrontando i dati attuali con quelli del terzo trimestre 2013 notiamo come la Prodotto Interno Lordo sia diminuito dello 0.5%. Dato peggiore rispetto alle stime.

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Costruzioni, industria e agricoltura soffrono di più rispetto agli altri settori. Le agevolazioni per la ristrutturazione concesse in varie Leggi di Stabilità non sembrano esser riuscite a tenere a galla il settore edile, soffocato da un mercato immobiliare che non vive di certo i propri giorni migliori. L’agricoltura soffre la concorrenza spietata, soprattutto al Meridione, dei prodotti dei nostri principali concorrenti mondiali come la Spagna. L’industria nel complesso soffre. Piacevole sorpresa è rappresentata dal settore automobilistico che, in base agli ultimi dati sulle immatricolazioni, sembra prendere una boccata d’ossigeno.

Neanche le famiglie italiane se la cavano meglio. In tre anni i consumi interni sono diminuiti dell’11%.

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I consumi diminuiscono per via dell’elevata disoccupazione, della difficoltà ad arrivare alla fine del mese e dell’incertezza verso il domani. Ci sono Regioni, soprattutto nel Meridione, in cui molte famiglie vivono con meno di mille euro al mese e a ridosso della soglia di povertà. La disoccupazione giovanile ha assunto proporzioni preoccupanti.

Non siamo di fronte solo ad un problema economico ma anche sociale. Milioni di giovani sfiduciati alla ricerca di un impiego, anche non retribuito, pur di non restare a casa, padri e madri di famiglia che tra mille rinunce cercano di non far mancare l’essenziale ai propri bambini, le migliaia di dipendenti di imprese sull’orlo del fallimento che temono ogni giorno di perdere tutto, gli anziani che aiutano i figli in difficoltà rinunciando a godere della pensione. Sono solo alcuni esempi di tutti i motivi per cui il domani viene visto come uno sconosciuto di cui fidarsi poco.

Il terzo trimestre consegna ancora una fotografia cupa del nostro Paese. Si sono susseguite varie stime nel corso del tempo, indicanti la fine della crisi a portata di mano ma l’abbiamo sempre mancata. Come quando facciamo un bel sogno e qualcuno ci sveglia sul più bello. Bisogna trovare un modo per far ripartire i consumi. In gioco non c’è solo la vita economica ma anche l’anima degli Italiani, che vogliono svegliarsi da questo incubo e ricominciare a respirare un’aria meno cupa e pesante.