Parigi: attentato nella sede del settimanale Charlie Hebdo

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Il mercoledì era la giornata destinata alla riunione della redazione del settimanale Charlie Hebdo e dovevano saperlo bene anche i terroristi, che, vestiti di nero ed incappucciati, questa mattina hanno fatto irruzione nella sede del giornale, armati di kalashnikov e di un lanciarazzi, e hanno aperto il fuoco sui giornalisti e sugli agenti di sorveglianza.

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Dopo di che sono fuggiti a bordo di un autovettura, così come ha testimoniato il giornalista Martin Boudot, attraverso le immagini che lui stesso ha girato e che, poi, sono state trasmesse da France Televisions.

Tragico il bilancio delle vittime: dodici persone hanno perso la vita, tra cui anche il direttore della testata, Stephan Charbonnier, e i tre vignettisti di maggior spicco, Tignous, Cabu e Georges Wolinski, e otto sono rimaste ferite, alcune anche in modo molto grave.

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A far entrare i terroristi nella sede di Charlie Hebdo è stata una delle collaboratrici del settimanale, che stava rientrando in quel momento in sede e che, sotto la minaccia delle armi, è stata costretta ad aprire le porte dell’ufficio, digitando il codice segreto di ingresso, consentendo così l’accesso ai terroristi.

Immediatamente è scoppiato l’inferno: colpi di kalashnikov sono stati aperti contro tutti i presenti, anche gli agenti di polizia che avevano alzato le braccia in alto, in segno di resa (così come testimoniato dalle foto di Il Fatto Quotidiano qui pubblicata).

Al momento non si hanno rivendicazioni dell’attentato, ma, essendo notoria la satira tipica di Charlie Hebdo verso gli ultimi avvenimenti dell’Isis, come anche essendo stato udito da più persone il grido “Allah hakbar” da parte dei tre attentatori, ora la matrice islamica all’evento è in primo piano nella condanna internazionale.

Francois Holland ha immediatamente parlato di un attentato terroristico. Il livello di allerta è ora massimo in tutto il Paese e anche l’Italia ha ricordato il suo essere un possibile bersaglio, per cui sono stati intensificati i controlli, soprattutto nelle aree circostanti le sedi dei principali giornali nazionali.