L’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, genero del missino Pino Rauti ed esponente di spicco della destra romana, è indagato per associazione mafiosa, nell’ambito di un’organizzazione che fa capo a Massimo Carminati, ex Nar ed ex Banda della Magliana, ora agli arresti. Secondo quanto riferisce Repubblica, domenica scorsa è iniziata la maxi operazione per “associazione di stampo mafioso”, condotta dai Carabinieri della Pisana, che ha portato all’arresto di 28 persone e alla perquisizione di casa Alemanno e di molti uffici.
Ma la storia è molto più interessante, se studiata sul piano politico ed ideologico. Infatti l’organizzazione gestita da Carminati, oltre ad occuparsi di usura, estorsione ed appalti, era molto interessata ad accaparrarsi la gestione dei centri d’accoglienza per immigrati. Ebbene si. Intere campagne elettorali basate sul “problema” immigrati e poi la soluzione era dietro l’angolo: gestire un centro d’accoglienza ed educarne cento (all’illegalità, s’intende). Ovviamente l’organizzazione, secondo gli inquirenti, si occupava anche di turbativa d’asta, false fatturazioni e riciclaggio. E che non si dica che gli imprenditori di oggi non siano versatili.
Ad ogni modo Alemanno non sembra essere l’unico indagato. Sono infatti in corso perquisizioni negli ufficì del Pd Patanè e di Gramazio.
Ricordiamo però che tutti sono innocenti fino a prova contraria e che prima della fine del processo, anche Alemanno lo è. Ma da bravi cittadini ci chiediamo: Gianni poteva non sapere cosa succedeva sotto il suo naso per l’assegnazione di appalti pubblici? Poteva essere sindaco della Città Eterna e non sapere nulla? No, non poteva.