Arrivederci, Gabriel Garcia Marquez, Sognatore Magico

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Alcuni giorni fa ci ha salutato un grande della letteratura mondiale, Gabriel Garcia Marquez, lo scrittore nato ad Aracataca, in Colombia, nel 1927.

Premio Nobel per la letteratura nel 1982, è l’autore di romanzi bellissimi, primo fra tutti, per fama e bellezza, Cent’anni di Solitudine, opera che ha ricevuto, nel 2007, a Cartagena, nel corso del IV Congresso Internazionale della lingua spagnola, il riconoscimento come secondo componimento, in lingua spagnola, più importante mai scritto, preceduto solamente da Don Chisciotte della Mancia, di M. de Cervantes.

Gabriel Garcia Marquez è considerato il maggiore esponente del Realismo Magico in ambito narrativo, una definizione, quella di Realismo Magico o Realismo Fantastico, che si utilizza al fine di indicare tutto un filone letterario in cui elementi di pura magia si mescolano in modo perfetto al mondo reale.

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Di questo Realismo Magico di Marquez la testimonianza più significativa è proprio il romanzo Cent’anni di Solitudine, anno 1967, e sicuramente una delle opere più importanti del Novecento.

L’ambientazione è rappresentata dalla città di Macondo, luogo immaginario, fondato dal capostipite della famiglia Buendia, Josè Arcadio, e la storia è incentrata sulle vicende dei componenti delle varie generazioni di questa famiglia, nell’ambito di cornici temporali niente affatto lineare, in un’atmosfera in cui, appunto, la realtà si fonde con l’elemento fantastico, magico.

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La scomparsa del grande scrittore sudamericano è ricordata da ogni parte del mondo, sia da persone comuni, che da grossi personaggi addirittura della scena politica mondiale: Barak Obama lo celebra come uno dei più grandi scrittori visionari di tutti i tempi, e ricorda quando lo incontrò: ”Una volta ho avuto il privilegio di incontrarlo in Messico – dice il presidente degli Stati Uniti – dove mi ha regalato una copia di Cent’anni di solitudine con dedica, un volume che oggi accarezzo con affetto”; lo definisce ”Fiero colombiano, rappresentante e voce del popolo delle Americhe, maestro del genere del ‘realismo magico”.

Ad un’altra latitudine, Vladimir Putin ricorda come un ”grande amico della Russia, scrittore e pensatore, fedele a umanesimo e giustizia.

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Marquez visitò l’Urss già negli anni ’50 e i suoi libri furono tradotti in russo e pubblicati nel Paese fin dall’epoca sovietica.

Shimon Peres ne ricorda ”il vivo interesse per la pace fra Israele e Palestina”.

E giusto a proposito dell’eterno conflitto fra Israele e Palestina, Garcia Marquez disse: ‘Finché non ci sarà la pace nella vostra terra il mio cuore sarà spezzato. Prego che questo mio sogno si realizzi’.

La presidente brasiliana Dilma Rousseff dice che ”Gabo conduceva i lettori nelle sue Macondo immaginarie come chi svela un mondo nuovo ad un bambino. I suoi singolari personaggi e la sua America latina esuberante rimarranno marcati nei cuori e nelle menti dei suoi milioni di lettori”.

Credo che Gabriel Garcia Marquez mancherà anche a chi non ha avuto la fortuna di leggere un suo libro, percè comunque ha avuto sicruramente il modo di conoscerlo, attraverso i suoi pensieri e i frammenti dei suoi brani da sempre celebrati e riportati nei più famosi social network.

Gabriel Garcia Marquez è colui che ha avuto il merito grandissimo di essere riuscito a raccontare la verità della vita ai bambini ed agli adulti in modo bellissimo e magico, perchè non può esistere una storia più magica della vita.

Gabriel Garcia Marquez, uno dei più grandi sognatori di tutto il mondo che ha reso il sogno realtà.

Poco tempo fa, in una libreria di un paese in provincia di Salerno, è iniziato il cammino del libro ‘in sospeso‘, sulla scia del caffè ‘in sospeso’ di Napoli: il fenomeno si è già esteso nel nord Italia.

Certamente uno scrittore famoso come Gabriel Garcia Marquez non ne avrebbe bisogno, ma vi invito a lasciare pagato, a chi viene dopo di voi in libreria, una copia di uno dei suoi romanzi, per ricordare e celebrare nel migliore dei modi questo Sognatore Magico.

“Non si muore quando si deve, ma quando si può”.
— Gabriel García Márquez,
da “Cent’anni di solitudine”