Benedetta Uber!

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Uber, l’applicazione che sta facendo tanto infuriare i tassisti italiani, sembra che qualche lato positivo c’è l’abbia, almeno nel nuovo mondo. Nonostante stia creando tanti grattacapi ai tassisti europei, che a quanto pare di concorrenza non vogliono neanche sentirne parlare, è comunemente apprezzato invece dagli utenti per via della sua praticità, facilità d’uso e soprattutto per la convenienza del servizio offerto.

Viene però da chiedersi se questa convenienza si rifletta oltre che sui clienti utilizzatori anche sui tassisti stessi. Stando ad un articolo del prestigioso Washington Post, a cui è stata rivolta la stesa domanda, a New York, un autista che lavora con Uber X, il fratello maggiore di Uber per intenderci, per un periodo di 40 ore settimanali, incassa in media 90.766 dollari all’anno. A San Francisco la cifra è un po’ più bassa: 74.191 dollari sempre calcolate su base annua.

Visti i redditi medi negli Usa della categoria che si aggirano sui 30.000 dollari l’anno circa, viene da chiederci se non sia una soluzione conveniente anche per loro, sempre qualora siano confermate le cifre. Per i confratelli italiani con un reddito medio dichiarato di 13.000 euro l’anno e i prezzi fra i più alti d’Europa, l’abusivismo diffuso, l’evasione fiscale, le licenze mal regolate e le difficoltà della categoria, forse se opportunamente regolato, ci domandiamo se non sarebbe una soluzione da prendere in considerazione. Intanto dopo, last minute per le agenzie viaggi, vacanze e voli, Uber per i taxi, la prossima vittima della tecnologia potrebbero essere gli hotel, Booking.com comincia a fare strage dei prezzi alti e propone camere d’albergo economiche. Quando si dice la tecnologia al servizio dei cittadini!