Calciomercato 2013 – Napoli, voglia di diventare grandi.

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Dopo le teste di leone e le fughe in motorino, le telenovelas ed i colpi di scena degli anni passati, il Napoli apre un nuovo capitolo della sua storia con una vocazione marcatamente più europea rispetto al precedente.

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La guida tecnica di Walter Mazzarri e gli investimenti del presidente De Laurentiis, saggiamente consigliato dal DS Bigon, hanno portato la squadra da anonime posizioni di metà classifica ad un ruolo da assoluta protagonista del campionato italiano nell’arco di un quadriennio, facendone la principale e più accreditata antagonista della Juventus due volte campione. Il regno del tecnico toscano lascia in eredità anche una Coppa Italia ed un’importante esperienza in Champions grazie alla quale i partenopei sono rientrati nel quadro della geopolitica calcistica europea. È giunto però il momento del distacco, Mazzarri ha sentito bisogno di nuovi stimoli e forse ha pensato che anche al Napoli avrebbe giovato una ventata di novità. Assieme al tecnico è partito anche il campione simbolo della recente ascesa degli azzurri, Edison Cavani, lasciando all’ombra del Vesuvio non solo tanti bei ricordi, ma anche i 64 milioni di clausola rescissoria pagati dallo sceicco del PSG.

Dal vuoto che queste due assenze hanno lasciato il nuovo Napoli ha iniziato a prendere forma. Avendo perso due delle tre figure di campo principali, rimane il capitano in pectore Hamsik, si è dovuto decidere per un restyling che non ha potuto che essere radicale. I personaggi scelti per succedere a Mazzarri e Cavani paiano certamente diversi rispetto ai loro predecessori, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto per quello che è il loro vissuto sportivo, per il bagaglio di esperienze che porteranno sui campi di Castel Volturno.

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A rilevare il posto in panchina è stato Rafa Benitez, allenatore tipicamente di respiro europeo, già vincitore della Champions con il Liverpool nella notte di Istanbul del 2005 e dell’Europa League con il Chelsea nella passata stagione. Per il ruolo di centravanti si è invece deciso di puntare su Gonzalo Higuain, gli argentini hanno significato particolare a quelle latitudini, si sa. Prelevato per una cifra vicina ai 40 milioni di euro dal Real Madrid, El Pipita è un attaccante abituato ai grandi palcoscenici, in sei stagioni e mezzo ha totalizzato complessivamente 264 presenze e 121 gol con la camiseta del Real. Arriva a Napoli da top player in un’operazione che ha visto il club partenopeo superare la concorrenza di una società storica come l’Arsenal, dopo che già la Juventus si era defilata per i costi eccessivi relativi al cartellino del giocatore.

Già da un breve accenno ai due curriculum si può intuire come la società abbia deciso di darsi un diverso tono, non solo consolidando la posizione acquisita, ma cercando di spingersi oltre nel tentativo di diventare definitivamente una ‘grande’ e lasciandosi alle spalle l’immagine da work in progress di successo. Anche gli altri principali movimenti della campagna acquisti sono venuti da trattative portate avanti con club ricchi di storia: Callejon e Albiol (oltre a Higuain) dal Real Madrid, Reina dal Liverpool, Rafael dal Santos, Mertens dal PSV e Zapata dall’Estudiantes. È chiaro che la nuova visibilità, la capacità di reclutare campioni, valorizzarli e cederli con grosse plusvalenze, e la solidità economica del club permettono ai dirigenti del Napoli di intavolare trattative importanti con chiunque, trattando su cifre proibitive per qualsiasi altra società calcistica italiana.

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La città e i tifosi hanno recepito il messaggio e da quest’anno sul lungomare e a Mergellina la parola scudetto non è più un tabù, senza dimenticare la voglia di fare qualche dispetto alle grandi d’Europa come già era capitato nella stagione 11/12. Benitez, tornato in Italia tra anni dopo la breve e non di certo brillante parentesi interista, ha stravolto tatticamente la squadra che negli anni di Mazzarri si era abituata ad un 3-5-2, modulo successivamente reinterpretato da Conte ed oggi di gran moda in serie A, ridisegnandola con il suo classico schema che prevede davanti ai quattro di difesa due mediani e tre mezze punte a sostegno di un’unica punta.

A giudicare dalle prime uscite la squadra non ne ha perso in solidità e davanti l’assenza di Cavani non si è fatta sentire. La nuova posizione di Hamsik, più libero da compiti difensivi, l’incisività di Callejon e la qualità messa a servizio del collettivo da Huguain non hanno fatto rimpiangere il Matador nelle prime due uscite stagionali contro il Bologna e la ex bestia nera Chievo. La qualità dell’attacco, completato da nomi importanti come Insigne, Mertens e Pandev, non può essere messa in discussione e può giovarsi di un mastro dei movimenti offensivi del 4-2-3-1 quale è Benitez. Unica pecca forse la mancanza di un vice Higuain in attesa di valutare le reali capacità del colombiano Zapata.

Diversa la questione quando di tratta del resto squadra, mediana e reparto difensivo in particolare. Partendo dal portiere si è deciso di lasciar andare De Sanctis che negli ultimi anni aveva dato sicurezza all’intero reparto per sostituirlo con un pupillo del nuovo tecnico. Reina, pur essendo senza dubbio un portiere di buon livello, negli ultimi anni ha palesato qualche incertezza tanto da spingere il Liverpool a puntare su belga Mignolet per la stagione 13/14, vedremo se la ricongiunzione con il suo vecchio mentore che a Liverpool l’aveva portato fin sul tetto d’Europa riporterà il nuovo numero 1 azzurro a sfoderare le ottime prestazioni di un tempo.

La difesa è forse il reparto più rinnovato, non tanto negli uomini quanto nella disposizione. Il passaggio dalla difesa a 3 alla linea a 4 ha arretrato i tornanti di fascia sulla linea dei terzini e se a sinistra Zuniga pare disimpegnarsi egregiamente anche nel nuovo ruolo, sulla destra Maggio crea qualche perplessità in più. Ottimo interprete della versione a tutta fascia del ruolo, da terzino arretrato il 31enne ex Samp e Fiornetina si è spesso trovato in difficoltà, principalmente durante alcune uscite con la maglia della nazionale, la speranza dei tifosi napoletani è che si adatti al meglio anche considerata la scarsità di alternative (l’unico sostituto sarebbe Mesto). C’è abbondanza numerica invece nella posizione di centrale di difesa con almeno cinque giocatori per due maglie. Per le prime partite ufficiali Benitez ha deciso di schierare Albiol e Britos, due centrali che non rappresentano esattamente l’eccellenza mondiale nel loro ruolo, tanto che fino agli ultimi giorni di mercato si è parlato di Astori e Skrtel senza che però nessuno dei due poi arrivasse alla corte di De Laurentiis e Benitez. Per assicurare una buona tenuta difensiva l’allenatore madrileno dovrà prestare particolare attenzione alla cura dei movimenti e all’assortimento dei suoi centrali facendo il possibile per garantire loro una buona copertura da parte della linea mediana.

I due centrocampisti davanti alla difesa restano gli stessi dell’anno scorso, a rinforzare il reparto è arrivato il solo Radosevic, croato classe ’94 prelevato dall’Hajduk Spalato. In un calciomercato in cui il Napoli ha speso circa 85 milioni di euro (bilancio finale di -14) probabilmente si sarebbe potuto investire qualcosa di più per un settore che con i titolari Berhami ed Inler e la prima riserva Dzemaili resta di sicuro affidamento e garantisce una buona combinazione di polmoni, muscoli e fosforo, ma pare comunque qualitativamente inferiore rispetto alle linee mediane di Fiorentina e Juventus e Roma che ad oggi rappresentano il top della lega.

Nel complesso il processo di maturazione di maturazione di Hamsik e compagni sembra ben avviato anche se ancora, per quanto riguarda gli effettivi a disposizione, non definitivamente portato a compimento. Il Napoli continua comunque a progredire e al di là di alcune perplessità riguardanti la qualità complessiva del reparto arretrato, comunque compensabile con una buona applicazione di squadra, non si può negare che quest’anno vada dato credito ad una società e ad una squadra che con pieno diritto si propongono come principali sfidanti al titolo e desiderano ben figurare sul massimo palcoscenico europeo. Per i partenopei ulteriori e potenti armi nella stagione alla quale ci affacciamo potrebbero essere la voglia del suo tecnico di riscattare l’immagine, un po’ grigia ed impacciata, che di sé aveva lasciato nell’infelice esperienza post Mourinho e la passione di un pubblico che vive e respira calcio creando pressioni che se bene incanalate possono dare una spinta importante per fare del San Paolo un forte difficile da espugnare anche per le grandi corazzate europee.