Quando si parla di invecchiamento, spesso si immagina un processo lento e costante. In realtà gli studi più recenti mostrano che il declino fisico non procede in modo lineare: esistono veri e propri “punti di svolta” in cui la capacità del corpo di recuperare dagli stress crolla improvvisamente. Una ricerca della Dalhousie University ha individuato intorno ai 75 anni l’età in cui la resilienza biologica si riduce in modo drastico, aumentando la fragilità e il rischio di mortalità.
Declino fisico e resilienza: cosa accade intorno ai 75 anni
Secondo il team di ricercatori canadesi, la chiave per capire l’invecchiamento non è solo quanto si è anziani, ma quanto tempo il corpo impiega a riprendersi dopo una malattia, un’infezione, una caduta o un periodo di forte stress. Più il recupero è lento, più il sistema perde “elasticità” e diventa facile scivolare nella fragilità. Intorno ai 75 anni la capacità di ripresa scende sotto una soglia critica: ogni nuovo problema di salute lascia un segno più profondo e duraturo.
Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati hanno analizzato grandi banche dati internazionali sugli anziani, come lo Health and Retirement Study e l’English Longitudinal Study of Ageing, seguendo migliaia di persone per diversi decenni. Il risultato è un modello che descrive con grande precisione il percorso medio della fragilità nel corso della vita adulta.
Indice di fragilità: il termometro nascosto della salute
Per misurare l’andamento del declino fisico è stato utilizzato il cosiddetto Indice di fragilità, un punteggio che tiene conto di oltre 30 variabili: numero di malattie croniche, difficoltà nelle attività quotidiane, capacità di camminare, salire le scale, mantenere l’equilibrio, presenza di problemi cardiaci o respiratori e molto altro. Più alto è l’indice, maggiore è la fragilità.
Confrontando l’Indice di fragilità nel tempo, i ricercatori hanno notato che le persone sotto i 70–72 anni tendono ancora a recuperare dopo un evento avverso, riportando il punteggio a livelli simili a quelli precedenti. Dopo i 75 anni, invece, il recupero è incompleto: ogni episodio segna un “gradino in più” nella scala della fragilità, da cui è sempre più difficile risalire.
Declino fisico e cervello: perché la resilienza riguarda anche la mente
Il punto di svolta non riguarda solo la forza muscolare o la resistenza fisica. La resilienza include anche la capacità del cervello di adattarsi: tempi di reazione, memoria, attenzione, lucidità. Quando il corpo fatica a riprendersi da uno stress, anche le funzioni cognitive possono peggiorare più velocemente, aumentando il rischio di cadute, dimenticanze, confusione e perdita di autonomia.
Per questo molti geriatri parlano di fragilità come di una condizione “globale”, che coinvolge contemporaneamente muscoli, ossa, cuore, sistema nervoso e stato emotivo. Intervenire su un solo aspetto non basta: occorre un approccio integrato che consideri la persona nel suo insieme.
Resilienza: il segreto per invecchiare meglio
La buona notizia è che la resilienza non dipende solo dalla genetica. Molti fattori possono rafforzarla lungo tutto l’arco della vita, specialmente prima che si raggiunga la soglia critica dei 75 anni. Tra questi:
- Attività fisica costante: camminate quotidiane, ginnastica dolce, nuoto, bicicletta, esercizi di forza leggera aiutano a mantenere il tono muscolare e l’equilibrio.
- Alimentazione equilibrata: dieta ricca di frutta, verdura, proteine di qualità, cereali integrali e grassi “buoni” (olio d’oliva, pesce azzurro, frutta secca).
- Sonno regolare: dormire bene favorisce la riparazione dei tessuti e il buon funzionamento del sistema immunitario.
- Relazioni sociali: mantenere contatti, interessi e attività di gruppo riduce lo stress e protegge anche la mente.
- Controlli medici periodici: tenere sotto controllo pressione, colesterolo, glicemia e vista permette di intervenire prima che i problemi diventino gravi.
Come riconoscere i primi segnali di fragilità
Non sempre il declino fisico arriva all’improvviso: spesso manda piccoli segnali che vale la pena ascoltare. Alcuni esempi:
- Stanchezza insolita dopo sforzi leggeri.
- Perdita di peso non spiegata.
- Maggiore difficoltà a fare le scale o a camminare per lunghi tratti.
- Più cadute o inciampi del solito.
- Maggiore lentezza nei movimenti o nei tempi di reazione.
Parlarne con il medico consente di valutare l’eventuale presenza di fragilità e di impostare un programma personalizzato di prevenzione, basato su esercizio graduale, fisioterapia, correzione di carenze nutrizionali o revisione delle terapie in corso.
Declino fisico e prevenzione: cosa dicono gli esperti
Declino fisico e longevità: come rallentarlo con poche abitudini quotidianeLe organizzazioni che si occupano di salute pubblica insistono sempre di più sull’importanza di intervenire con largo anticipo. Secondo gli esperti intervistati in un approfondimento sulla fragilità, mantenere uno stile di vita attivo già dalla mezza età può ritardare per molti anni l’arrivo del punto di non ritorno, proteggendo sia il corpo sia il cervello.
L’obiettivo non è solo vivere più a lungo, ma arrivare all’età avanzata con una buona autonomia: essere in grado di muoversi, uscire di casa, mantenere interessi e relazioni. Questo riduce i ricoveri, le complicanze e la necessità di assistenza continua, con beneficio sia per la persona sia per l’intero sistema sanitario.
Investire oggi sulla salute di domani
Il messaggio che arriva da questi studi è chiaro: l’invecchiamento non è un destino fisso. Anche se non si possono fermare gli anni, è possibile rallentare il declino fisico e arrivare al traguardo dei 75 anni con una “riserva di salute” più ampia. Ogni scelta quotidiana – camminare invece di usare l’auto, mangiare meglio, smettere di fumare, fare controlli regolari – costruisce un piccolo margine di sicurezza per il futuro.











