F35, il super caccia della discordia

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A pochi giorni dalla decisione finale della Camera dei Deputati, l’acquisto dei caccia F35 resta tema caldo, controverso e dibattuto. Le ragioni del “Sì” contrapposte a quelle del “No”.

L’ultimo appello contro l’acquisto dei caccia F35 risale a pochi giorni fa, quando artisti e intellettuali come Roberto Saviano, Toni Servillo, Ascanio Celestini e Alice Rohrwacher si sono fatti promotori della campagna “Taglia le Ali alle Armi”, iniziativa finalizzata a bloccare definitivamente il programma di acquisizione degli aerei tanto discussi.

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Anche sul fronte politico aumentano i sostenitori del “No”, pur all’interno di uno scenario piuttosto frammentato. Sel e M5S mantengono una posizione ferma nel domandare la totale cancellazione dell’ ordine d’acquisto, mentre diciannove deputati Pd, guidati dal capogruppo in commissione Difesa Gian Piero Scanu, hanno recentemente sottoscritto una mozione in cui si chiede il dimezzamento del budget di spesa previsto ( 14,3 mld). Parere favorevole all’acquisto è stato invece espresso da Ncd e Lega.

Nel complesso, quindi, appare difficile districarsi nei meandri di una vicenda che vede contrapposti pregiudizi ideologici a interessi economici, propaganda strumentale a informazioni non sempre veritiere. Come spesso accade, anche in questo caso le prospettive per analizzare i fatti sono almeno due.

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L’acquisto degli F35 nasce dall’ esigenza di poter disporre di un caccia appartenente alla cosiddetta “quinta generazione”, quella in cui rientrano i più moderni aerei militari progettati con tecnologia avanzata: aeromobili altamente performanti e capaci di operare in completo regime di Stealth ( invisibilità ai radar, inattaccabilità dai comuni sistemi di aggancio missilistico ). In tale ottica, l’acquisizione del super caccia da parte dell’ Aeronautica Militare Italiana rappresenterebbe un importante e necessario adeguamento tecnologico: un unico e modernissimo mezzo capace di assolvere contemporaneamente a funzioni di attacco, conseguimento della superiorità aerea e ricognizione.

Un altro fattore importante – restando nell’ambito delle argomentazioni favorevoli all’acquisto degli F35 – è correlato al destino della portaerei italiana Cavour, incrociatore portaeromobili progettato per accogliere aerei con capacità STOVL, acronimo inglese che identifica mezzi a decollo corto e atterraggio verticale ( short take off and vertical landing ). In caso di mancato acquisto degli F35 nella variante STOVL, la Marina Militare non potrà rimpiazzare gli AV-8B Harrier attualmente imbarcati, e la Cavour sarà pertanto declassata a portaelicotteri, a fronte di un costo realizzativo di circa 1,5 mld.

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Accanto a questi aspetti, non mancano fattori di perplessità, legati in primo luogo agli alti costi degli aerei in questione: investire 14,3 mld in sofisticata tecnologia militare, infatti, appare scelta per lo meno discutibile in un clima di spending review, negli stessi giorni in cui si parla di tagli alla Sanità e si annuncia il blocco dei contratti pubblici.

Altra fonte di incertezza è derivata pure dall’ incidente in cui è stato coinvolto un F35 lo scorso 23 giugno, a seguito di un principio d’incendio all’apparato propulsivo. Un’ anomalia tecnica piuttosto grave, che ha imposto uno stop forzato ai test di volo e un’ accurata revisione tecnica, con il conseguente rischio di slittamento rispetto ai piani di consegna iniziali.

Da ultimo, la questione “ideologica”. L’aspetto meno connesso a valutazioni tecniche e a calcoli economici. La perplessità di chi legge contraddizione tra l’articolo 11 della Costituzione, in cui si ripudia la guerra come strumento di offesa, e l’acquisto di un aereo militare con spiccata vocazione d’attacco.