”Modiano, chi è costui?” sembra don Abbondio, invece è il ministro della cultura francese. Domenica scorsa Fleur Pellerin ha ammesso in un’intervista a Canal Plus di non conoscere i lavori dello scrittore premio Nobel del 2014. L’ha conosciuto solo dopo la premiazione. Come tanti, vorremmo dire. Eppure il 9 ottobre scorso è stata la prima a felicitarsi per ”quest’ultima consacrazione” al genio dell’autore di Dora Bruder e di Rue des Boutiques Obscures. Una bella gaffe.
Il peggio però arriva subito dopo nella stessa intervista: la giovane ministra ammette di non leggere libri da due anni. Il motivo? Mancanza di tempo, troppo lavoro fra testi di leggi e scartoffie. Lo dice col sorriso, sicura di essere compresa dai telespettatori. Forse qualcuno l’avrà fatto. Ella non immagina certo di attirarsi una vera e propria bufera. Sui social network e sui giornali l’opinione pubblica si scatena, gli intellettuali scendono in campo. L’ironia la fa da padrona ma non mancano reazioni più veementi.
Fleur Pellerin, quarantunenne di origini sudcoreane, ha rilevato il ministero della Cultura l’agosto scorso prendendo il posto di Aurélie Filipetti. Fra le due non corre buon sangue e infatti molti hanno visto in questo sviluppo una ‘vendetta’ personale. Non è quindi nuova alle chiacchere. Questo scivolone però rischia di costarle una parte significativa di credibilità e autorevolezza.
L’influente editorialista dell’Huffington Post francese Claude Askolovitch dichiara che avrebbe preferito che la ministra mentisse, ”per mostrare rispetto al valore sacro della letteratura”. Tahar Ben Jelloun – scrittore popolare anche da noi – parla senza mezzi termini di una vicenda vergognosa, segno di un’epoca “in cui la cultura è calpestata”. Secondo lui chi non conosce la letteratura almeno per dovere politico non può occupare certe poltrone. Lo scrittore Christian Combaz ha pubblicato su Le Figaro una lettera dai toni ancora più duri: Pellerin dimostra di disprezzare la letteratura ritenendone i contenuti ”infantili, pittoreschi, secondari” e ignora la sua importanza per la formazione della sensibilità francese. Tant’è che non si è neppure disturbata di consultare la bibliografia di Modiano su Wikipedia. Insomma, la figuraccia della ministra in Tv sembra proprio aver toccato un nervo scoperto. La ferocia di queste e altre reazioni dimostrano un’insofferenza che monta da tempo.
Fra i tanti che invocano le dimissioni c’è però anche chi difende la ministra. Fra questi il politologo Thomas Guénolé, che invita a cambiare prospettiva di giudizio e ad apprezzare la sincerità delle sue dichiarazioni. D’altra parte, egli dice, se Pellerin avesse detto di leggere due o tre libri a settimana tutti l’avrebbero accusata di lavorare troppo poco. Anche il presidente dell’Accademia Goncourt, Bernard Pivot, minimizza e sostiene che non aver letto Modiano non è una mancanza grave per un ministro. Basterà a sedare gli animi?
Di certo noi italiani guardiamo con stupore a queste polemiche. Osserviamo ancora la differente importanza ricoperta dalla cultura nel dibattito pubblico nel nostro Paese rispetto alla Francia. E qualcuno si riserverà un moto d’invidia.
Immagini coperte da copyright