Per favorire la “cultura di genere” (leggi ideologia del “gender”) di cui oggi tanto si parla, il Comune di Trieste finanzierà un progetto per i bambini dei 19 asili della città intitolato “Gioco del rispetto” (che comprende una serie di altri giochi). Un gioco che parrebbe assolutamente legittimo e anzi consigliabile, se non fosse che le sue linee guida prevedono che i bambini debbano travestirsi da bambine e viceversa. Nemmeno le maestre non sono “esonerate” dai travestimenti (anzi, sono loro le prime tenute a farlo) e potrebbero essere coinvolti anche gli stessi genitori, cuochi della mensa, bidelli, tutti i componenti della scuola materna. Non solo: in questo gioco i bambini vengono invitati ad esplorare il corpo del compagno/a (con uno stetoscopio, se è possibile), capire le differenze fisiche che ci sono, ascoltare il battito del cuore dell’altro e persino nominare gli organi genitali senza timore.
La denuncia è partita qualche giorno fa da un papà, che ha sollevato il caso. Dopo aver frequentato corsi di formazione le maestre hanno deciso di fare, eventualmente chiedendo il consenso ai genitori, solo due giochi. Lo scopo è “intervenire a livello preventivo sugli aspetti culturali ed educativi che tendono a creare stereotipi di genere”, si legge nelle linee guida del gioco. Secondo l’Associazione Goap, partner dell’iniziativa, è necessario agire “precocemente sulle nuove generazioni offrendo loro modelli più egualitari e liberi dagli stereotipi di genere”.
Ciò significa “mettere da parte le cosiddette ‘differenze di genere’, spesso frutto di costruzioni sociali piuttosto che di differenze reali, per promuovere (…) una nuova visione del maschile e del femminile”. Cercando di smontare l’idea consolidata che certi giochi siano “per i maschietti” ed altri “per le femminucce”, che la mamma debba assolvere compiti, avere occupazioni e compiere azioni “donneschi” mentre il papà altri solo per questione di “ruolo”.