L’esistenza di un presunto mostro presso il lago islandese di Lagarfljót è testimoniata fin dal 1345, anno in cui la leggendaria creatura lacustre venne menzionata per la prima volta in una cronaca tardomedievale. Da allora, un po’ come è successo a Lochness, la leggenda si è radicata nel folklore locale, alimentata da una serie di ipotetici avvistamenti che arrivano fino ai giorni nostri.
L’attenzione dei media si è focalizzata sul remoto lago islandese grazie alle riprese di un video girato nel 2012 dal contadino Hjörtur E. Kjerúlf. Immagini che ritraggono nitidamente una forma allungata, serpentiforme, in apparente movimento nelle acque ghiacciate del lago: in altri termini, il perfetto ritratto del leggendario mostro.
Nell’ era digitale l’importanza di un simile file potrebbe assumere un valore molto relativo: ogni settimana il web produce una quantità sterminata di fake, con immagini di sirene spiaggiate, chupacabra, marziani, mostri marini e oggetti volanti di ogni tipo che si riversano all’ incanto degli utenti.
Tuttavia, nel caso del video menzionato, una recente conferma di autenticità è arrivata addirittura da una commissione governativa islandese. Sette voti favorevoli su tredici, che attestano in modo ufficiale il fatto che il video in questione venga reputato autentico e genuino. Partendo da questo dato, molte forzature mediatiche sono arrivate a suggerire che il governo islandese abbia esplicitamente confermato l’esistenza di Lagarfljótsormur…
In realtà, la semplice constatazione di autenticità del video non implica che la forma visibile nelle riprese sia quella di un mostro. Al contrario, sono in molti a sostenere che la sagoma ritratta non sia altro che una semplice rete da pesca, a cui le correnti acquatiche avrebbero donato l’illusione di un moto proprio. La pensa così la ricercatrice finlandese Miisa Mckeown, come riporta il Telegraph, che sottolinea pure l’eventualità che la vicenda sia stata amplificata con possibili finalità turistiche. Lochness docet.