Lorys Stival, in manette il medico legale per un certificato falso

Giusepe Iuvara, medico legale del caso Lorys Stival avrebbe accettato mazzette in cambio della creazione di un certificato medico fasullo.

Caso Lorys Stival, in manette Giuseppe Iuvara

Arrestato a Ragusa Giuseppe Iuvara. Stiamo parlando del medico legale divenuto noto a livello mediatico per il caso del piccolo Lorys Stival. Come si legge da FanPage, Il dottor Iuvara è in manette in quanto avrebbe accettato alcune mazzette in cambio di un falso certificato medico. Il provvedimento è scattato in seguito ad un’inchiesta riguardante il settore sanitario. Iuvara, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe creato un certificato medico fasullo nei riguardi di una donna anziana. Il tutto, al fine di ufficializzare una presunta invalidità e far ottenere alla donna la pensione di accompagnamento.

Il lavoro di Iuvara sul caso Lorys

Giuseppe Iuvara è noto agli esperti di cronaca nera per le perizie medico-legali nel caso Lorys Stival. Il bimbo venne ucciso a soli 8 anni dalla madre Veronica Panarello. Il delitto si consumò il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina (Ragusa). Fu proprio Iuvara a rendere noto come il bambino fosse stato ucciso per strangolamento tramite alcune fascette da elettricista. La perizia del medico legale andò di conseguenza a confutare la versione di Veronica Panarello, che accusò il suocero Andrea Stival, nonno paterno di Lorys, come colpevole dell’omicidio.

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Ecco come Veronica venne smentita

Secondo quanto esaminato da Giuseppe Iuvara, se fosse stato Andrea Stival ad uccidere il piccolo Lorys occultandone il cadavere, non avrebbe in alcun modo potuto lasciare tracce di trascinamento come quelle rinvenute sulla scena del crimine. Secondo il dottor Iuvara, quelle tracce sono compatibili con la madre di Lorys anche riguardo la forza fisica della donna. Iuvara confutò inoltre la tesi della Panarello che voleva Lorys essere stato ucciso da un cavo usb. Veronica sta attualmente scontando la condanna definitiva a 30 anni di reclusione (giunta lo scorso 21 novembre) da parte dei giudici presso il carcere Le Vallette di Torino.

Veronica depistò le indagini

La sentenza della corte di cassazione ha confermato qualche mese fa la condanna nei confronti di Veronica Panarello, accusata di aver ucciso il figlioletto Lorys Stival. Le motivazioni sono le seguenti: “Ha depistato le indagini, coperto le tracce, si è disfatta del cadavere del figlio: Veronica Panarello era lucida”. La 31enne è in carcere dal 2014. Lo scorso 21 novembre i giudici avevano inoltre rifiutato il ricorso di Panarello e del suo difensore, l’avvocato Francesco Villardita. Spentasi definitivamente qualsiasi speranza per la donna di poter vedere diminuita la sua pena a 30 anni di carcere.

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Le motivazioni che confermano la condanna a 30 anni

Nella sentenza confermante la pena di 30 anni di carcere nei confronti di Veronica Panarello si legge: “La condotta posta in essere dall’imputata subito dopo l’omicidio del figlio risulta lucidamente finalizzata al depistaggio delle indagini che sarebbero inevitabilmente seguite una volta scoperta la morte del bambino, con la immediata risoluzione di disfarsi del cadavere del figlio buttandolo in un canale in una contrada periferica, con la simulazione di una violenza sessuale ai danni del piccolo, con il disfacimento degli oggetti adoperati per commettere il delitto o comunque a esso riconducibili”.

Secondo quanto sostenuto dai giudici della cassazione, Veronica Panarello “non versava in stato confusionale, come la stessa ha cercato di far credere, al contrario era perfettamente cosciente e orientata nell’attività di eliminazione delle tracce del commesso reato e di depistaggio delle indagini”. Reclusa nel carcere di Torino, Veronica Panarello sta attualmente lavorando e riceve notizie sull’altro suo bambino, il fratellino di Lorys.

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La vita difficile di Veronica

L’omicidio di Lorys Stival è stato risolto non solo grazie al contributo di Giuseppe Iuvara, ma anche risalendo al passato Veronica Panarello. La 31enne, pare, avesse avuto una giovinezza tormentata, caratterizzata da svariati problemi psicologici. Per comprendere la morte di Lorys, dobbiamo tornare all’infanzia di sua madre, l’assassina. Veronica Panarello è figlia di gente semplice, dalle condizioni economiche modeste. Una vita contornata da episodi drammatici, quella di Veronica che da ragazzina era solita vivere prima tra Liguria e Sicilia, e poi tra Grammichele (Catania) e Santa Croce Camerina.

In gioventù, Veronica Panarello avrebbe tentato di togliersi la vita ben due volte. Un altro episodio che colpì fortemente la psiche della ragazza fu la scoperta che l’uomo che l’aveva cresciuta e che credeva suo padre, in realtà non fosse tale. Veronica sarebbe nata, infatti, dall’unione di sua madre con una persona con cui ebbe una relazione non durata a lungo. Il complesso di “figlia illegittima” crebbe nel cuore della giovanissima, fino a tentare di stabilire un rapporto con il suo padre biologico, che non andò tuttavia a buon fine.

L’arresto e l’epilogo

L’arresto di Veronica Panarello, motivato dall’accusa di omicidio, risale al 21 dicembre 2014. Ad evidenziare le menzogne della donna furono i filmati della videosorveglianza che dimostrano come il giorno dell’omicidio di Lorys la donna non avesse accompagnato il figlioletto a scuola come lei aveva in precedenza dichiarato. Nel corso dei mesi, la donna accusò di omicidio il suocero Andrea. Secondo la versione di Veronica, Andrea uccise il nipotino Lorys in quanto questi avrebbe scoperto una relazione clandestina tra lui e la madre. In realtà numerose furono le versioni (talvolta stravaganti) della Panarello per tentare di discolparsi dall’omicidio del figlioletto.

Si arrivò quindi al 17 ottobre 2016, data in cui la donna fu giudicata tramite rito abbreviato in due gradi di giudizio, venendo riconosciuta colpevole delle accuse di omicidio volontario ed occultamento di cadavere, che ebbero come esito proprio la precitata condanna a 30 anni di carcere. I giudici non riconobbero alcuna attenuante riguardo i disturbi psichici che la donna aveva avuto in gioventù. C’è da precisare, infatti, come nel corso di uno dei due tentativi di suicidio le venne diagnosticato un disturbo borderline della personalità. Il resto è storia recente: in data 21 novembre 2019 l’avvocato Francesco Villardita si è visto respingere il ricorso a favore della sua assistita confermando la condanna a 30 anni. Eppure, nonostante l’evidenza e le numerose prove contro di lei, Veronica Panarello continua a definirsi innocente.

Marco Della Corte
Marco Della Corte
Sono nato a Capua (Caserta) il 4 agosto 1988. Da sempre amante, della letteratura, giornalismo, mistero, musica e cultura pop (anime, manga, serie tv, cinema e videogames). Ho mosso i primi passi su testate locali come Il Giornale del Golfo e la Voce di Fondi, per poi passare a testate più mainstream come Blasting News, Kontrokultura e Scuolainforma. Regolarmente iscritto presso l'ODG Campania come pubblicista, sono laureato in Filologia classica e moderna. Attualmente insegno come docente di materie umanistiche tra liceo classico e scientifico. Ah, dimenticavo: la cronaca nera è il mio pane quotidiano!