Non è offensivo scrivere la Sicilia è mafiosa nei libri di testo, lo stabilisce una sentenza emessa dai Giudici Supremi della terza sezione civile della Corte di Cassazione. Il fatto risale a qualche anno fa, quando la Presidenza della Regione Sicilia presentò ricorso contro una nota casa editrice italiana, responsabile di aver pubblicato il libro: “Geo Italia, le regioni” per gli studenti della scuola secondaria di I grado, denigratoria nei confronti del popolo siciliano. Dal titolo nulla di offensivo, se non fosse per la parte interna che riguarda la Sicilia, descritta come una terra dove la politica è collusa con la criminalità.
“Il potere mafioso ha stabilito sull’isola un clima di violenza che avvelena i rapporti tra la gente, dissangua ogni attività economica e impedisce di governare per il bene della collettività”. Questa è una delle tante frasi riportate all’interno del libro. Gli autori si sono scatenati spacciando per veri certi pregiudizi a sfondo razziale, perché corrispondono in linea di massima a fatti storicamente accaduti. “La Sicilia va evitata”.
La sentenza di primo grado vietava alla casa editrice di ristampare il libro con le frasi messe sotto accusa, oltre a risarcire la Regione Sicilia con 50 mila euro per giudizi negativi. Nel 2012 la Corte d’Appello ribaltò la sentenza di primo grado, perché i giudizi espressi nel libro sono leciti e obiettivi. Parere confermato adesso dalla Cassazione. Sempre la Cassazione, giustifica con obiettività tali espressioni e giudizi presenti in un libro di testo per la scuola media inferiore, perché corrisponde all’esercizio della libertà d’insegnamento dei docenti, oltre ad essere garantita dalla Costituzione.
ANTONIO AGOSTA