Il mondo dei sogni è molto più selettivo di quanto sembri. Passiamo ore ogni notte immersi in scenari strani, emotivi, spesso intensi, ma elementi che dominano la nostra vita diurna – come smartphone, notifiche, chat e social – quasi non compaiono. Studi condotti ad Harvard mostrano che il cervello onirico preferisce situazioni legate alla sopravvivenza, alle emozioni e ai conflitti interiori, piuttosto che oggetti tecnologici del quotidiano. Anche la voce enciclopedica dedicata al sogno su Wikipedia ricorda che i contenuti onirici sono fortemente simbolici e poco realistici sul piano percettivo.
Perché nei sogni mancano gli smartphone
Nonostante lo smartphone sia ormai un’estensione del nostro corpo, nei resoconti onirici compare molto raramente. Analisi su migliaia di diari onirici raccolti da ricercatori statunitensi mostrano che i telefoni cellulari sono presenti solo in una piccola percentuale dei sogni riportati, molto meno frequenti di auto, tempeste, inseguimenti o animali minacciosi. Una possibile spiegazione è la cosiddetta “teoria della simulazione di minaccia”: i sogni mettono in scena situazioni di pericolo o di forte attivazione emotiva per allenare il cervello a reagire, e un serpente o un incidente risultano, dal punto di vista evolutivo, più interessanti di una chat su WhatsApp.
La psicologa Deirdre Barrett, che da anni studia l’immaginario onirico, sottolinea che il nostro cervello notturno continua a funzionare con logiche antiche: “il sogno non è un reportage della giornata, ma una rielaborazione simbolica di ciò che ci tocca di più sul piano emotivo”. Lo smartphone diventa così, al massimo, un dettaglio sullo sfondo, facilmente sostituibile da altri oggetti.
Testi, numeri e orologi: la logica che si scioglie
Un altro elemento curioso dei sogni è la quasi totale assenza di testi stabili e numeri coerenti. Chi prova a leggere un cartello, un messaggio o un libro nel sogno scopre spesso che le parole si deformano, scompaiono o cambiano ogni volta che si distoglie e si riporta lo sguardo. Lo stesso vale per i numeri: orari, prezzi, date o codici tendono a essere confusi, a mutare o a non “reggere” un’osservazione prolungata.
Questo fenomeno è collegato al funzionamento del cervello durante il sonno REM. Nella fase di sonno in cui sogniamo di più, le aree prefrontali – fondamentali per la logica, il controllo, il linguaggio scritto – riducono la loro attività. Restano invece molto attive le regioni legate alle immagini e alle emozioni. Per questo i sogni sono visivi, caotici e altamente simbolici, ma poco adatti a gestire compiti che richiedono attenzione ai dettagli, come leggere o fare calcoli.
Sogni, emozioni e memoria emotiva
Gli studiosi concordano nel ritenere che i sogni svolgano un ruolo importante nella regolazione emotiva. La loro funzione principale sembra essere quella di “mettere in scena” paure, desideri, ricordi e tensioni che durante il giorno vengono in parte tenuti sotto controllo. Non è un caso che nei sogni compaiano spesso situazioni di imbarazzo, inseguimenti, litigi o esami mai dati.
I sogni possono essere visti come piccole simulazioni in cui il cervello prova a rielaborare ciò che è successo o che potrebbe succedere, abbassando il livello di attivazione emotiva. Per questo traumi, stress o cambiamenti importanti nella vita reale portano spesso a sogni più intensi, ricorrenti o disturbanti. Alcuni studi di neuropsicologia indicano che chi ricorda con frequenza i propri sogni mostra una maggiore attivazione delle aree legate alla memoria autobiografica.
Perché odori e sapori sono così rari nei sogni
Se immagini e suoni sono protagonisti assoluti, odori e sapori appaiono di rado. Nella maggior parte dei diari onirici, le descrizioni sensoriali riguardano soprattutto ciò che si vede e si sente, mentre il gusto e l’olfatto compaiono in meno dell’1% dei sogni riportati. La ragione sta nel fatto che questi due sensi hanno un peso minore nel costruire la “trama” emotiva del sogno: il cervello, in fase REM, investe energia sulle componenti visive e narrative, lasciando in secondo piano dettagli che non sono essenziali per il racconto interno.
Questo non significa che sia impossibile sognare di mangiare, odorare o assaggiare qualcosa; semplicemente, questi dettagli sono meno frequenti e spesso vaghi, come se fossero suggeriti più che realmente percepiti.
Specchi e identità: quando non ci riconosciamo
Molte persone raccontano di non riuscire a vedersi chiaramente allo specchio nei sogni, o di notare un volto diverso dal proprio. Gli specchi, quando compaiono, mostrano spesso immagini deformate, invecchiate, ferite o addirittura il viso di qualcun altro. Questo accade perché l’immagine di sé nel sogno non è una copia fedele della realtà, ma una costruzione simbolica che riflette stati d’animo, paure e desideri.
Nel mondo onirico il concetto di identità è fluido: possiamo sentirci noi stessi pur avendo un corpo diverso, parlare con persone che cambiano volto, trovarci in luoghi che si trasformano sotto i nostri occhi. Tutto ciò suggerisce che i sogni non sono fatti per documentare, ma per rielaborare. Non riproducono fedelmente il mondo esterno, ma ne distillano i significati emotivi, restituendoci un racconto interiore che, se ascoltato con attenzione, può aiutarci a capire meglio chi siamo e cosa stiamo vivendo.











