Omicidio di Torpignattara: indagato anche il padre del diciassettenne

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Mentre un quartiere intero scende in piazza, chiedendo giustizia per il giovane Daniel, che qui è cresciuto e che tutti conoscono, le indagini vanno avanti e questa volta arrivano anche a suo padre.

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E, così, dai rilievi fatti sul corpo di Muhammad Shahzad Khan, il cittadini pakistano di 28 anni trovato morto in strada, ma anche dalle testimonianze raccolte da parte dei residenti, è emerso che la realtà dei fatti è ben diversa da quella raccontata all’incirca una settimana fa.

Innanzitutto, infatti, i primi risultati ottenuti dall’esame autoptico, condotto dal professor Giorgio Bolino dell’istituto di medicina legale dell’Università “La Sapienza”, hanno confermato che Muhammad Shahzad Khan è morto a seguito di  numerosi colpi alla testa, che sono stati la causa di un’emorragia interna.

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Inoltre, Daniel non solo avrebbe colpito più volte con calci e pugni l’uomo, ma lo avrebbe fatto davanti agli occhi di suo padre, che, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, piuttosto che tentare di fermare il figlio, lo avrebbe anzi incitato a compiere l’efferato omicidio.

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Così ora il padre è iscritto nel registro degli indagati, mentre Daniel rimane in carcere a Casal del Marmo e l’accusa mossa contro di lui è passata da omicidio preterintenzionale a omicidio volontario.

Ci sono voluti alcuni giorni perché i testimoni trovassero il coraggio di parlare e raccontare agli uomini delle Forze dell’Ordine ciò a cui avevano assistito.

Anche la possibilità che il giovane pakistano fosse ubriaco ancora non ha trovato riscontro a seguito degli esami medici. Di lui si sa che era accolto presso un centro dell’Ufficio Immigrazione di Roma Capitale e che qui non aveva mai dato alcun problema, né tanto meno gli operatori lo avevano mai visto alterato dall’alcol.

In attesa, quindi, di ulteriori sviluppi non ci rimane altro da fare che piangere un giovane di 28 anni, che ha perso la sua vita lontano da casa e senza conoscere il suo bambino, nato tre mesi fa; e, allo stesso tempo, subire anche la ferita di un diciassettenne, che ha in qualche modo vista la sua adolescenza spezzata da una macchia di sangue, che difficilmente il tempo cancellerà.