Questa mattina è scattato un maxi-blitz dei carabinieri della procura di Roma sul clan catanese “fragalà”. Il blitz ha portato all’arresto una trentina di persone tra Ardea, Pomezia e Torvajanica, litorale sud della Capitale. In corso anche numerose perquisizioni in provincia di Roma e a Catania.
Operazione denominata “equilibri”
Il clan aveva instaurato un clima di omertà e intimidazione ai danni dei commercianti e degli imprenditori locali costretti a subire estorsioni attraverso minacce e atti intimidatori anche con l’uso di petardi. Nel corso dell’operazione dei carabinieri, denominata “Equilibri“, i militari dell’Arma hanno anche sventato un sequestro di persona, liberando l’ostaggio e arrestando gli otto rapitori.
Le indagini hanno permesso di bloccare anche lo spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina marijuana e hashish, importate dalla Colombia e dalla Spagna con la collaborazione di diversi gruppi criminali camorristici e siciliani.
Perquisizioni e sequestri, trovato un manoscritto
Nel corso delle perquisizioni i carabinieri hanno trovato e sequestrato un manoscritto contenente la formula di affiliazione al clan. Un manoscritto che i partecipanti al clan dovevano recitare per entrare a far parte dei Fragalà. Le indagini sono partite anche grazie alla testimonianza di un pentito della famiglia, Sante Fragalà. Quest’ultimo si trova in carcere per scontare una condanna a 26 anni per duplice omicidio.
Ed è proprio dalla cella nella quale si trova recluso che ha deciso di parlare e rivelare come il clan si è preso a mano a mano il Lazio grazie anche all’alleanza con i Santapaola, potente clan catanese. Secondo il racconto del pentito, considerato da chi indaga molto credibile, l’invasione ha radici lontane: il 1991. E, con il passare del tempo, grazie anche all’imponente mole criminale, i Fragalà si sono affermati sempre di più sul litorale romano perché “è più difficile essere accusati di mafia da queste parti”. Ma, fortunatamente, non è più così.