Stop austerity: campagna di raccolte firme contro il fiscal compact

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Mentre Renzi è impegnato con il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea e il relativo programma a cui si aggiunge la preoccupazione per il patto del Nazareno siglato con Berlusconi, un comitato trasversale con lo slogan Stop Austerity lancia la raccolta  firme per un Referendum abrogativo del fiscal compact e contro le politiche di Austerity volute dall’Unione Europea.

La materia non è di semplice narrazione e quindi si cercherà di chiarire ai lettori le idee anche considerando che sulla campagna Stop Austerity  vi è un silenzio assordante da parte di molte testate giornalistiche.
Il referendum Stop Austerity contro il fiscal compact si propone di intaccare la base della riforma dell’articolo 81 della Costituzione che contiene il pareggio di bilancio, una norma che impedisce il ricorso all’indebitamento frenando investimenti e crescita.
E’ noto che in Italia non possono aversi referendum abrogativi su norme costituzionali e di conseguenza l’articolo 81 della Costituzione non può essere l’oggetto diretto del referendum contro il fiscal compact, il comitato Stop Austerity ha quindi escogitato una via traversa, ha lanciato una raccolta firme per proporre referendum abrogativo di alcune norme contenute nella legge del 24 dicembre n° 243 del 2012 che hanno reso attuabili nel nostro ordinamento il principio del pareggio di bilancio. Sull’ammissibilità del referendum vi è già stata una prima pronuncia preliminare da parte della Corte Costituzionale con sentenza 88 del 2014, ha statuito che pur essendo una legge rinforzata in quanto al procedimento di adozione, ha pur sempre il rango di una legge ordinaria (ricorso avverso la legge 243 da parte della regione Friuli Venezia Giulia e provincia autonoma di Trento).

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Il comitato Stop Austerity: compagine trasversale

Il comitato promotore è trasversale in quanto è formato di personaggi provenienti da varie aree politiche e da accademici in materie economico- finanziarie, c’è, ad esempio, Baldassarri ex AN e professore universitario di economia politica, Cesare Salvi dell’area comunista e professore universitario di diritto civile, Rosella Castellano, prof. univ. di finanza matematica, Mario Bertolissi, prof. univ. di diritto costituzionale, Laura Pennacchi, responsabile Forum Economia CGIL , Leonardo Becchetti, prof. univ. di economia politica.
A spiegare le ragioni del referendum contro il fiscal compact è proprio Leonardo Becchetti dal suo blog, ripreso anche da Repubblica. Spiega che occorre partire dalle nostre norme che sono comunque più “severe” rispetto a quanto l’Europa ci chiede per poter poi ridiscutere anche il fiscal compact a livello europeo e questo per ragioni di base molto importanti, in primo luogo Paesi come la Grecia, il Portogallo e la stessa Italia anche impegnandosi al massimo, non possono riuscire a rispettare il rapporto PIL/ debito pubblico previsto. Ciò richiederà anche all’Italia un’ulteriore manovra economica che affosserà ogni tentativo di crescita. A ciò si aggiunge il dumping fiscale (concorrenza fiscale con abbassamento di aliquote al fine di attrarre investimenti) esercitato dai Paesi dell’Unione Europea più ricchi. Secondo l’economista, inoltre, a nulla servirebbe inserire nel calcolo del PIL anche droga, contrabbando e prostituzione (come pur molti auspicano) perché pur innalzando il prodotto interno lordo e migliorando il rapporto quindi con il debito pubblico, i bilanci comunque non verrebbero sanati in quanto nell’illegalità non si compila il 730, ovvero non viene meno l’elusione fiscale che, come lo stesso Almunia (membro della Commissione Europea) ha detto, è un problema non più trascurabile. Dal punto di vista costituzionale infine afferma il prof. Becchetti, è sbagliato inserire all’interno della Costituzione una norma che contenga un metodo per raggiungere un fine, in quanto con il tempo la norma stessa diventa non attuabile perché cambiano per natura  i metodi per raggiungere fini.

In questo articolo una sintesi dei 4 quesiti della campagna Stop Austerity per la raccolta firme per il referendum contro il fiscal compact. Ricordiamo che per chiedere un referendum abrogativo servono 500.000 firme.

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