Storie di spionaggio ordinario

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Continua come un tormentone il ciclone sullo spionaggio di stato da parte del dipartimento americano condotto dalla Nsa in collaborazione con gli inglesi di CCHQ, a scapito dei governi europei tenuti per almeno un decennio sotto scacco da una ragnatela, più che da una rete, di intercettazioni appositamente costituita e capace di salvare files contenenti comunicazioni, e-mail, telefonate, contatti, navigazione web, di chiunque.

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Non solo il cellulare della Merkel, ma adesso salta fuori che americani ed inglesi si erano agganciati alle dorsali di fibra ottiche che attraversano il nostro paese da sud a nord, leggendo e memorizzando tutti i dati in transito su di essi e poi estrapolando le conversazioni che potrebbero avere un valore, come personaggi politici, manager, diplomatici, militari ecc. e forse con il beneplacito dei “controllori” dediti alla difesa delle stesse.

Eppure i preavvisi non erano mancati negli anni precedenti e qualcuno avrebbe per lo meno   insospettirsi ed indagare più a fondo. I dubbi infatti persistevano ed erano evidenti ad esempio leggendo alcuni rapporti confidenziali dei diplomatici Usa.

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Per primo arrivò l’affare Echelon, il sistema di spionaggio messo su dagli Usa che negli anni è diventato sempre più potente, e sofisticato nell’ascoltare telefonate, telex, sms ed e-mail.

Con la solita scusa della sicurezza da garantire, i nostri “alleati” si facevano risate delle  comunicazioni fra e con gli alleati.

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spy stickPoi toccò ad Assange. In alcuni rapporti, era chiaro che la conoscenza di alcune personalità diplomatiche era molto superiore e comunque al di fuori della reale portata dei loro uffici. In uno di essi, (il Spy Files #3) rivelano come, “con la privatizzazione dell’industria dell’intelligence, Stati Uniti, Unione Europea e agenzie di intelligence di paesi in via di sviluppo hanno speso milioni nell’acquisto di tecnologie di nuova generazione per la sorveglianza di massa, al fine di monitorare comunità, gruppi ed intere popolazioni”.

La fedelissimi ed ossequiosa Gran Bretagna ha una buona tradizione spionistica alle spalle. Basti pensare che già nel 1983 la premier Thatcher ammise ufficialmente in Parlamento l’esistenza della centrale spionistica Gchq e delle sue strette relazioni con il mondo spionistico Usa.

Altro tassello tutto italiano: l’affare Telecom. Il solo caso Pollari-Mancini e Tavaroli-Bove fecero presagire un’attività che va al di là delle semplici intercettazioni private, o come si tentò di far credere, delle “mascalzonate” di alcuni privati. Lo stesso Tronchetti Provera ex presidente di Telecom Italia, per la scandalosa storia di infiltrazioni e dossier illegali, ha riportato una condanna a 1 anno e 8 mesi, per ricettazione; l’accusa ne aveva chiesti due. Fra le prove un Cd di dati raccolti da un’agenzia di investigazioni, la Kroll e poi scaricati dagli uomini dell’ex manager della security Tavaroli. Un’attività di cui i top manager della società non potevano essere all’oscuro. Ma l’inchiesta lasciava molti dubbi come ad esempio, su chi erano i reali destinatari o gli acquirenti delle intercettazioni. 

spySulle vicende di spionaggio tuttavia, ad esempio sulla bufera provocata da Giulian Asssange qualcuno, come la politica, doveva riflettere o quantomeno intervenire sollevando la questione nelle dovute sedi, protestando, chiedendo spiegazioni, alzando la voce, invece? E i nostri servizi di sicurezza? Gli interventi della politica? Niente altro che rapporti e dichiarazioni, si parla di necessaria chiarezza, di accordi, di sottovalutazioni, indagini …                                       Adesso scopriamo, senza stupore, che i rischi per la nostra privacy sono stati violati proprio da chi invece ufficialmente e fermamente si è sempre dichiarato paladino della libertà e per motivi istituzionali detiene l’obbligo di difendere la nostra libertà.                                            

Una cosa è certa: siamo tutti spiati!

 

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