Uno sguardo al passato…e al futuro!

Oggi vorrei dimenticare tutto ciò che fa parte del nostro presente per calarmi insieme a voi nei ricordi. E nel contempo tornare ai giorni nostri, giorni che ormai fanno parte di un futuro che ci sembrava irraggiungibile e che invece è alle porte.

Credo che ci siano pochissime persone al mondo che non hanno mai visto Ritorno al Futuro.

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Risalgono al 2010 i festeggiamenti del 25° anniversario dell’uscita nei cinema, al cui evento partecipò l’intero cast del film riunitosi per l’occasione. Uno di quei film che supera la definizione di cult per diventare vero e proprio evento e accomunare intere generazioni.

Per la serie “ho visto cose…” posso asserire di aver assistito a persone che all’ingresso di un bar, rivolgendosi a un caro amico, hanno detto (seppur a bassa voce): “Hey McFly!”

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Il potere di un film! Eccolo, puro e semplice: quando le persone si rendono coscienti di aver riso o pianto delle stesse cose davanti a uno spettacolo di due ore che dovrebbe essere solo puro divertimento a svago; quando si comprende di non essere i soli ad avere quel ricordo e la memoria diviene condivisa, collettiva. Ovviamente questo è accaduto altre volte in presenza di prodotti cinematografici che hanno conferito un immagine riconoscibile alla nostra cultura e i nostri costumi.

Ma procediamo con ordine.

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Stiamo parlando di un film realizzato in quei meravigliosi anni ’80, pieni di trasformazioni e di paradigmi che era impossibile non cogliere e che tutte le forme di espressione artistica dell’epoca hanno saputo raccontare tramite piccole e grandi opere, tra cui quelle cinematografiche.

Ebbene in quegli anni un signore di nome Steven Spielberg aveva le mani in pasta in qualunque progetto cinematografico che riguardasse la fantascienza, in veste di regista, sceneggiatore o produttore. E’ attraverso la sua opera e le sue collaborazioni con altri filmakers che in quegli anni sono nati film quali Lo squalo, E.T., Guerre Stellari, Indiana Jones, I Goonies. E’ proprio nelle mani di questo grande cineasta che finisce una sceneggiatura scritta da Bob Gale e Robert Zemeckis (futuro regista di Forrest Gump, tra l’altro) e rifiutata da moltissime altre case di produzione.

Dal questo sodalizio prese vita Ritorno al Futuro, una storia trascinante con una sceneggiatura impeccabile e raccontata con mano innovativa e lungimirante.

Ritorno al futuro1985. Hill Valley. Marty McFly (Michael J. Fox, all’epoca contemporaneamente impegnato per il film e per la serie Casa Keaton), un 17enne poco disciplinato con la passione per la musica, frequenta spesso la casa dello scienziato Emmett “Doc” Brown. L’amicizia col bislacco Doc è giustificata da un gigantesco amplificatore di sua invenzione che Marty utilizza per strimpellare con la sua chitarra.

Una notte l’inventore chiede a Marty di raggiungerlo con urgenza per essere testimone della sua ultima creazione. Prima di questo evento assistiamo ad una sorta di presentazione della famiglia del protagonista. George, un padre inetto e succube del suo capo ufficio, Biff Tannen; Lorraine, madre insoddisfatta e alcolizzata; fratello e sorella senza una vita sociale.

Dopo cena Marty sopraggiunge sul luogo indicatogli dall’amico Doc, un parcheggio deserto, per assistere ad una sconcertante sorpresa: l’invenzione da parte dello scienziato di una macchina del tempo, costruita utilizzando l’involucro di una delle automobili più avveniristiche dell’epoca, una DeLorean DMC-12.

L’incontro tra i due personaggi è il momento in cui lo spettatore intuisce dove la trama del film vuole condurlo. Marty si troverà infatti costretto a viaggiare nel tempo, precisamente 30 anni nel passato nel 1955, in una Hill Valley sgargiante all’inizio della sua espansione urbana, quando i ragazzi avevano i capelli impomatati e quando avere una televisione a casa era considerato un lusso di pochi.

Il caso vuole che Marty, in quella piccola cittadina della California, faccia la conoscenza dei suoi genitori e che in qualche modo, sbadatamente, interferisca con il loro destino.

Relegato in un tempo a lui estraneo, il ragazzo venuto dal futuro ha solo una possibilità: trovare l’alter ego del 1955 del caro amico inventore. Solo col suo aiuto potrà rimettere in ordine gli eventi riguardanti la vita dei suoi genitori, che altrimenti metterebbero in dubbio la sua stessa esistenza.

Ci sono molteplici aspetti che fanno di questo ritorno al futurofilm un opera innovativa e coinvolgente.

E’ un film a cui grandi e piccoli si sono affezionati. Il rapporto-scontro tra due epoche diverse, gli anni ’80 e gli anni ’50 connesse paradossalmente da un qualcosa come una macchina del tempo che non fa parte né dell’una e né dell’altra. La passione per la fantascienza, che accomuna moltissime persone e che ci consente di accostare la fantasia alle concretezze scientifiche.

Ancor più importante è però che tutte queste tematiche sono tenute insieme da un soggetto che le pone come segni riconoscibili e contestualizzanti di quel tempo ma che rimangono ugualmente elementi di contorno al servizio di una storia emozionante. La vicenda di un ragazzo avvilito dall’infelicità regnante della quotidianità familiare. Un ragazzo che vede il padre come un modello da evitare, sinonimo di fallimento e codardia, e che ha vissuto la propria vita nella paura, lasciandosi trasportare dagli eventi.

Ecco che temi sociali e culturali appassionanti come l’avventura e la fantascienza divengono tali solo perché a supporto di qualcosa che è molto più insito dentro tutti noi di quanto crediamo. Attraverso Marty infatti riviviamo, con consapevolezza e un ironia che pervade tutto il film, la scoperta di noi stessi, la bellezza di conoscere fino in fondo le persone amate e accettarle per come sono, nonché la possibilità che ognuno di noi possiede di essere padroni della propria vita.

Un film come questo non poteva non prevedere sequel. Nacque così una trilogia che ormai è leggenda. Una delle poche saghe cinematografiche in cui, senza azzardo, si possono riconoscere continuità e qualità.

Un motivo molto semplice potrebbe essere la sicurezza nel riproporre un modello ormai consolidato e nel saperlo rielaborare in relazione all’evoluzione di trama e personaggi.  Così assistiamo ai medesimi eventi che si ripetono, come se il protagonista rivivesse lo stesso giorno ma in epoche differenti.

Un sorta di dejavu sapientemente costruiti ad unificare l’intera saga in un unico grande viaggio affrontato dal protagonista, che lo condurrà ad aiutare le persone a lui più care nel passato degli anni ’50, nel futuro (ormai per noi imminente) di un 2015 ipertecnologico e in un passato ancor più remoto come il vecchio West del 1885.

Marty opera nelle varie epoche modificando i destini delle persone che vi interagiscono ma soprattutto apportando modifiche alla sua stessa personalità, facendogli comprendere la cosa più importante: il futuro non è scritto.