Smartphone e privacy

Smartphone sotto controllo: come possono spiarti senza che tu lo sappia

Usiamo lo smartphone per tutto: pagamenti, foto, chat, lavoro, mappe, salute. Proprio per questo è diventato il bersaglio perfetto per un mercato parallelo di strumenti di intrusione digitale, venduti come soluzioni di sicurezza e impiegati per controllare persone reali. Non si parla di hacker improvvisati, ma di aziende che sviluppano tecnologie capaci di trasformare un telefono in un dispositivo di monitoraggio continuo, spesso senza segnali evidenti e senza che l’utente se ne accorga.

Il problema non riguarda solo la privacy in senso astratto. Quando un dispositivo viene compromesso, possono finire in mani altrui conversazioni, contatti, spostamenti, password, fotografie, note, file di lavoro e perfino ciò che viene detto nelle vicinanze, se microfono e fotocamera vengono attivati in modo clandestino.

Intellexa e Predator: il modello mercenario dello spionaggio digitale

Tra i nomi più discussi c’è Intellexa, spesso descritta come un consorzio o un network di società collegate che ruotano intorno a prodotti di sorveglianza commerciale. Il software più citato nelle indagini e nei report è Predator, una famiglia di strumenti progettata per ottenere accesso profondo ai dispositivi e raccogliere dati in modo invasivo. Secondo le autorità statunitensi, figure e aziende legate al consorzio sono state sanzionate per la diffusione e l’uso di spyware commerciale rivolto anche a obiettivi sensibili, inclusi funzionari e giornalisti.

Le sanzioni del Dipartimento del Tesoro USA contro membri associati a Intellexa hanno acceso un faro internazionale sul settore e sulle sue catene di fornitura, con l’obiettivo di ridurre la capacità di operare e monetizzare queste tecnologie in più giurisdizioni.

Smartphone sotto attacco: come funzionano le infezioni zero click

Una delle evoluzioni più inquietanti degli ultimi anni è l’uso di tecniche zero click. In pratica, l’infezione può avvenire senza che la vittima tocchi nulla: niente link da aprire, niente allegati, niente app strane da installare. In alcuni casi basta visualizzare contenuti predisposti per sfruttare vulnerabilità del sistema, del browser o di componenti usate per immagini e media.

Questo cambia completamente la percezione del rischio: non si tratta più di evitare messaggi sospetti e truffe evidenti, ma di ridurre la superficie d’attacco mantenendo i dispositivi aggiornati e limitando i canali che possono esporre a exploit.

Dal link singolo al banner: la minaccia pubblicitaria sullo smartphone

La distribuzione di spyware mercenario non passa solo da esche grossolane. Alcuni report recenti descrivono vettori sempre più sottili, come l’uso di infrastrutture web e campagne che simulano servizi legittimi. In questo contesto è stato citato anche un meccanismo di consegna tramite pubblicità malevola, dove la sola visualizzazione di un annuncio potrebbe innescare la catena di compromissione su bersagli selezionati.

Un’analisi di Google Threat Intelligence Group ha documentato come Intellexa continui a puntare su vulnerabilità di alto valore e tecniche di consegna aggiornate, segnalando una dinamica tipica del settore: quando un metodo viene esposto, ne viene adottato un altro, spesso più difficile da rilevare. Puoi leggere la ricostruzione tecnica completa nel report di Google integrato nelle attività di threat intelligence.

Una rete di società: perché è difficile attribuire responsabilità

Un elemento ricorrente nelle ricostruzioni investigative è la presenza di strutture societarie distribuite: entità in paesi diversi, cambi di denominazione, intermediari e partner commerciali. Questo rende complesso stabilire chi sviluppa, chi vende, chi opera e chi incassa. Il risultato pratico è un rimbalzo continuo di responsabilità, mentre le tecnologie rimangono disponibili e adattabili a nuovi contesti.

In parallelo, diverse organizzazioni di ricerca e giornalismo investigativo hanno raccontato come, dopo periodi di pressione mediatica o legale, alcune attività possano rallentare e poi riprendere con nuove coperture operative, siti aggiornati o asset riconfigurati.

Chi viene preso di mira e perché non sono solo criminali

Quando si parla di spyware mercenario, l’idea di fondo è che venga usato per contrastare minacce gravi. Nella pratica, molte inchieste e analisi tecniche hanno collegato l’uso di Predator a contesti dove i bersagli includevano giornalisti, attivisti, oppositori politici, avvocati e figure pubbliche. Questo sposta la questione dal piano tecnologico a quello dei diritti: anche una singola infezione può avere effetti enormi su libertà di stampa, tutela delle fonti, sicurezza personale e pluralismo.

In alcuni paesi europei, l’emersione di casi collegati a Predator ha alimentato scandali politici e indagini, mostrando quanto sia sottile il confine tra sorveglianza, abuso e controllo indebito.

Segnali deboli: cosa può far sospettare una compromissione

  • Consumo anomalo e improvviso della batteria, soprattutto a schermo spento
  • Traffico dati insolito anche senza uso attivo di app
  • Riavvii, surriscaldamenti e rallentamenti senza causa apparente
  • Notifiche strane, crash ripetuti di app di sistema o del browser
  • Messaggi ricevuti da numeri sconosciuti con inviti ad aprire pagine web

Questi segnali non sono prove, perché possono dipendere da mille fattori. Lo spyware avanzato mira proprio a lasciare poche tracce. Se il sospetto è serio, la strada più sensata è affidarsi a esperti o a organizzazioni con competenze forensi, evitando azioni improvvisate che potrebbero cancellare dati utili all’analisi.

Buone pratiche rapide per ridurre il rischio ogni giorno

  • Aggiorna sistema operativo e app appena disponibili le patch
  • Riduci il numero di app installate e rimuovi quelle inutilizzate
  • Limita i permessi: microfono, fotocamera e accesso a posizione solo quando serve
  • Disattiva l’installazione da origini sconosciute e controlla i profili di configurazione
  • Usa blocco schermo forte e autenticazione a due fattori sui servizi principali

La sicurezza perfetta non esiste, ma queste abitudini abbassano la probabilità di finire nel gruppo dei bersagli facili e aumentano il livello di protezione reale nella vita quotidiana

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