Il porto sommerso di Alessandria torna a raccontare la sua storia dalle profondità del Mediterraneo. Una recente scoperta archeologica subacquea ha riportato alla luce le strutture di un antico scalo tolemaico, completo di banchine, tunnel e anfore, offrendo nuove prove del ruolo centrale della città nei traffici marittimi dell’epoca ellenistica.
Porto sommerso di Alessandria: una nuova chiave di lettura della storia
Secondo il team di archeologi subacquei che ha guidato le indagini, il sito rappresenta uno dei complessi portuali antichi meglio conservati del Mediterraneo orientale. Le strutture emerse dalle sabbie sottomarine includono resti di moli monumentali, sistemi di ormeggio e aree di stoccaggio che raccontano la vita operosa di un porto in cui si incrociavano navi, merci e culture diverse.
La città di Alessandria, fondata da Alessandro Magno nel 331 a.C., era già nota per il suo celebre faro e per la Biblioteca, ma questa scoperta amplia lo sguardo sulle infrastrutture che sostenevano la sua potenza economica. Le analisi preliminari indicano che il porto fosse organizzato in più bacini, con zone dedicate al commercio, alla difesa militare e alla logistica, in linea con il ruolo strategico della capitale tolemaica.
Com’era organizzato il porto nell’epoca tolemaica
Le indagini sul fondale hanno identificato una serie di banchine in pietra disposte a gradoni, che permettevano l’attracco di imbarcazioni di dimensioni diverse. Blocchi squadrati e resti di bitte in pietra suggeriscono un sistema di ormeggio avanzato, pensato per gestire un intenso traffico di navi mercantili e militari. In alcune aree sono stati individuati basamenti che potrebbero aver sostenuto magazzini o edifici amministrativi legati alla gestione dei flussi commerciali.
Una delle scoperte più affascinanti riguarda la presenza di tunnel che collegavano il porto alla città interna. Questi passaggi sotterranei, probabilmente utilizzati per il trasporto rapido di merci preziose o per scopi militari, testimoniano il livello di ingegneria raggiunto in epoca tolemaica. Il sistema viario sommerso sembra rispecchiare, in scala ridotta, l’ordine e la pianificazione urbanistica della Alessandria di superficie.
Le merci del porto: anfore, ceramiche e rotte commerciali
Accanto alle strutture in muratura, gli archeologi hanno recuperato centinaia di frammenti di anfore e ceramiche di diverso tipo. Analizzare la forma e le iscrizioni su questi contenitori permette di ricostruire le rotte commerciali: molte anfore richiamano produzioni del Mediterraneo orientale, ma non mancano esemplari riconducibili a regioni più lontane, a dimostrazione di un esteso network di scambi.
Sono stati rinvenuti anche oggetti personali – come monete, amuleti e piccoli gioielli – che offrono uno spaccato della vita quotidiana di marinai, mercanti e lavoratori del porto. Questi reperti raccontano una comunità cosmopolita, dove lingue, culti e usanze differenti convivevano in spazi ristretti, uniti dal filo conduttore del commercio e del mare.
Porto strategico tra potere politico, militare e cultura
Il porto di Alessandria non era soltanto un’infrastruttura economica, ma anche un simbolo di potere. Il controllo sulle vie marittime garantiva ai Tolomei un’enorme influenza sui traffici di grano, vino, olio e manufatti di lusso. Le navi che solcavano il Mediterraneo approdavano a uno scalo che fungeva da ponte tra Egitto, mondo greco e territori del Vicino Oriente.
La posizione strategica del porto consentiva inoltre un rapido dispiegamento della flotta militare, fondamentale per la difesa delle coste e per la proiezione di potenza della dinastia tolemaica. Le nuove evidenze archeologiche rafforzano l’idea che lo scalo alessandrino fosse un nodo chiave non solo economico, ma anche politico e culturale.
Tecnologie d’avanguardia per esplorare un porto sommerso
La ricerca subacquea che ha portato all’identificazione di questo antico porto si basa su tecnologie di ultima generazione. Il team di studio ha utilizzato sonar a scansione laterale per mappare il fondale, ROV (veicoli comandati a distanza) per esplorare le aree più delicate e tecniche di fotogrammetria 3D per ricostruire in alta definizione le strutture sommerse.
Questi strumenti permettono di documentare il sito con grande precisione, riducendo al minimo le interferenze fisiche sui reperti. I modelli digitali ottenuti consentono non solo di analizzare dettagli strutturali difficili da osservare in immersione, ma anche di creare ricostruzioni virtuali del porto, utili sia alla ricerca scientifica sia alla divulgazione al grande pubblico.
Un porto, molte domande ancora aperte
La scoperta del porto sommerso tolemaico apre numerosi interrogativi che guideranno le prossime campagne di scavo. Gli archeologi intendono chiarire, ad esempio, come le strutture portuali si siano evolute nel passaggio dal periodo tolemaico a quello romano, quanto fosse estesa l’area degli ormeggi e quali tipologie di navi vi approdassero con maggiore frequenza.
Un altro aspetto centrale riguarda le cause dell’inabissamento: processi di subsidenza del suolo, eventi sismici e variazioni del livello del mare hanno probabilmente contribuito alla progressiva sommersione del porto. Studiare questi fenomeni aiuta a comprendere non solo il destino dell’antico scalo, ma anche la vulnerabilità delle città costiere moderne di fronte ai cambiamenti climatici e geologici.
Approfondire la storia del porto di Alessandria
Per chi desidera approfondire il contesto storico e le nuove scoperte sul porto sommerso di Alessandria, è possibile consultare un approfondimento dedicato pubblicato da National Geographic, che offre ulteriori dettagli sulle ricerche subacquee e sui reperti emersi dal fondale: approfondimento di National Geographic sul porto sommerso di Alessandria .
Questo tipo di studi non solo arricchisce la nostra conoscenza dell’antico Egitto, ma mostra anche quanto il mare sia ancora oggi un archivio straordinario di storie, in attesa di essere riportate alla luce.











