Marte

Marte: cosa sono davvero le striature scure?

Marte e le sue misteriose RSL: cosa stiamo davvero osservando

Gli enigmatici solchi scuri ricorrenti noti come RSL (Recurring Slope Lineae) punteggiano pendii e pareti crateriche di marte. Le nuove immagini dell’Orbitatore per il Rilevamento del Gas (TGO) della missione ExoMars dell’ESA, tra cui quelle di Apollinaris Mons, mostrano striature fresche che sembrano originate da valanghe di polvere. Questo tassello aggiunge prospettive preziose a un dibattito che dura da anni: flussi umidi salmastri o processi secchi legati a sabbia e polvere? Per approfondire il contesto della missione, vedi la pagina ufficiale ESA ExoMars TGO.

Nuove striature su marte: cosa mostrano le immagini di Apollinaris Mons

Le sequenze più recenti rivelano bande scure che si attivano su pendii ripidi, nascono in zone sorgente ristrette e si allungano seguendo microcanali o disomogeneità nella tessitura del suolo. In alcuni casi le tracce si interrompono laddove cambiano pendenza o granulometria, un indizio compatibile con il movimento superficiale di granuli e polvere. La firma “a ventaglio” alla base dei pendii suggerisce depositi sottili, mentre l’assenza di residui brillanti compatibili con sali idrati rafforza l’ipotesi di processi asciutti in molte località.

Lo studio statistico che cambia prospettiva

L’approccio geostatistico recente, applicato a grandi cataloghi di RSL monitorate per oltre un decennio, indica che la stagionalità non spiega da sola l’innesco. Il quadro che emerge è coerente con la ricorrenza di instabilità granulari innescate da fattori come microterremoti termici, venti di pendio, piccoli impatti o il solo riassetto del regolite. Le RSL quindi potrebbero costituire un fenomeno “dinamico” persistente, più simile a colate asciutte che a esalazioni acquose in superficie.

Come si indaga: strumenti, filtri e angoli di Sole

Risoluzione e cadenza

Per distinguere processi, gli scienziati combinano riprese ad alta risoluzione nel visibile con serie multi-temporali: osservare lo stesso pendio in diversi momenti dell’anno e a diversi angoli solari aiuta a separare reali variazioni da cambi di illuminazione.

Spettri e termica

I sensori spettrali cercano tracce di minerali idrati e sali; le camere termiche seguono l’inerzia del suolo, che cambia quando la granulosità viene rimescolata. Se i segnali idrati scarseggiano e le firme termiche indicano un suolo più fine e riorganizzato, aumenta la probabilità di un’origine secca.

Machine learning e “censimento” globale delle striature

Con milioni di segmenti mappati da orbita, le tecniche di machine learning classificano velocemente le strutture, riducono falsi positivi e quantificano quanto spesso le RSL compaiono, si allungano o svaniscono. I modelli trovano “hotspot” ricorrenti, correlati a pendenze superiori a una certa soglia, orientazione rispetto ai venti dominanti e litologie particolari. Questa visione globale trasforma casi isolati in una statistica planetaria.

Clima, polvere e instabilità: il filo che collega i pendii

Il clima marziano alterna stagioni in cui la polvere è più mobile, con tempeste che ridistribuiscono granuli fini su immense distese. Quando questi depositi si accumulano su versanti ripidi, anche un piccolo innesco può bastare per far scorrere un velo sottile, scurendo temporaneamente la superficie. Al cessare del flusso, l’ossidazione e il rimescolamento riportano il tono del suolo a valori più chiari, facendo svanire la traccia.

Marte senza acqua in superficie? Cosa dicono le RSL

Le RSL non sembrano una prova dell’esistenza di acqua liquida stabile in superficie nelle condizioni attuali. Rimane aperta la possibilità che in siti particolari la deliquescenza di sali o processi di brina contribuiscano localmente, ma su vasta scala i dati favoriscono meccanismi asciutti. Questo orienta la ricerca dell’acqua verso il sottosuolo, dove le pressioni sono maggiori e l’evaporazione è ridotta.

Implicazioni per atterraggi e missioni future

Conoscere dove e quando i pendii diventano instabili aiuta a pianificare traiettorie, siti di atterraggio e percorsi dei rover. Le mappe di rischio derivate dalle RSL indicano aree da evitare e stagioni in cui la mobilità è più sicura. In prospettiva umana, comprendere la mobilità della polvere è essenziale anche per impianti energetici e manutenzione delle superfici.

Apollinaris Mons come laboratorio naturale

Il vulcano spento offre una combinazione utile: pendii ripidi, coperture granulari diversificate e una storia geologica stratificata. Qui le RSL diventano marcatori di processi in corso che “aggiornano” il paesaggio, permettendo di stimare tassi di rinnovamento delle superfici e cicli di deposizione-rimozione della polvere.

Domande aperte e prossimi passi su marte

Restano punti cruciali: qual è lo spessore tipico del materiale che scorre? Quali soglie di pendenza e granulometria innescano il fenomeno? Quanto conta l’elettrificazione delle particelle durante le tempeste di polvere? Osservazioni ripetute, serie termiche stagionali e modelli fisici granulari sempre più raffinati renderanno i prossimi anni determinanti per sciogliere questi nodi.

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