Il Bonus Investimenti Sud 2025 è uno degli incentivi fiscali più rilevanti per le imprese che vogliono crescere e modernizzare le proprie strutture produttive nelle regioni meridionali. Si tratta di un credito d’imposta pensato per sostenere l’acquisto di nuovi beni strumentali, con l’obiettivo di ridurre il divario economico tra il Mezzogiorno e il resto d’Italia e attrarre capitali in aree dove il potenziale di sviluppo è ancora enorme.
Che cos’è il Bonus Investimenti Sud 2025
Il Bonus Investimenti Sud 2025 si concretizza in un credito d’imposta commisurato al costo dei beni strumentali nuovi acquisiti o realizzati e destinati a strutture produttive situate nelle regioni ammesse all’agevolazione. Le aree interessate sono in particolare Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Abruzzo, nell’ambito della ZES Unica e delle zone assistite individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale. Il beneficio copre macchinari, impianti, attrezzature e, con limiti specifici, anche terreni e immobili strumentali.
La misura è disciplinata dall’articolo 16 del Decreto-legge 124/2023 e dai successivi provvedimenti attuativi. Per i dettagli operativi – percentuali di credito, elenchi delle aree ammesse, modelli di comunicazione e aggiornamenti sulle scadenze – il riferimento principale è il sito dell’Agenzia delle Entrate dedicato al credito d’imposta ZES Unica 2025 .
Chi può accedere al Bonus per il Sud
Possono richiedere il Bonus Investimenti Sud tutte le imprese, a prescindere dalla forma giuridica e dal regime contabile, che effettuano investimenti agevolabili in una struttura produttiva localizzata nelle regioni ammesse. Non è necessario che l’azienda abbia sede legale nel Mezzogiorno: conta il luogo in cui si trova l’impianto o lo stabilimento dove vengono installati i beni.
Restano escluse le imprese in difficoltà, quelle in stato di liquidazione o scioglimento e alcuni settori specifici, tra cui siderurgia, carbone, costruzione navale, produzione e distribuzione di energia, industria delle fibre sintetiche, trasporti e settore creditizio, finanziario e assicurativo.
Investimenti ammessi al credito d’imposta
Sono agevolabili gli investimenti che rientrano in un progetto di “investimento iniziale”, come definito dalla normativa europea sugli aiuti di Stato. Rientrano in questa categoria:
- acquisto di macchinari, impianti e attrezzature varie nuovi di fabbrica;
- realizzazione o ampliamento di capannoni, laboratori, magazzini o uffici produttivi;
- acquisto di terreni e immobili strumentali, nel limite massimo del 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato;
- beni acquisiti in leasing finanziario, considerando il costo sostenuto dal locatore.
Sono esclusi dall’agevolazione i beni destinati alla vendita, i materiali di consumo e gli immobili residenziali. È fondamentale che i beni siano effettivamente utilizzati nella struttura produttiva situata in area agevolata e che entrino in funzione entro i termini previsti, altrimenti il credito deve essere rideterminato.
Percentuali di agevolazione e limiti di spesa
L’intensità del credito d’imposta non è uguale per tutti: varia a seconda della regione, della dimensione dell’impresa (piccola, media o grande) e dell’ammontare complessivo dell’investimento. In linea generale, le aliquote possono arrivare fino al 50% del costo agevolabile per le piccole imprese, riducendosi per le medie e le grandi. Sono previsti anche limiti massimi per singolo progetto di investimento, con tetti differenziati in base alla taglia aziendale.
Il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24, presentato obbligatoriamente attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate. L’importo maturato deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi del periodo d’imposta in cui è riconosciuto e in quelle successive fino a completo utilizzo.
Tempistiche: finestra 2025 e ruolo del Mezzogiorno
Per il 2025 la normativa prevede una precisa finestra temporale per gli investimenti e per l’invio delle comunicazioni. Gli acquisti di beni agevolabili devono essere effettuati entro il 15 novembre 2025, mentre la comunicazione iniziale e quella integrativa devono rispettare le scadenze fissate dall’Agenzia delle Entrate. Il mancato rispetto di queste date comporta la decadenza dal beneficio.
L’attenzione del legislatore è rivolta in particolare al rilancio del tessuto produttivo del Mezzogiorno, che grazie al Bonus Investimenti Sud può contare su una leva fiscale importante per ammodernare impianti, introdurre tecnologie più efficienti e favorire nuova occupazione.
Obblighi di mantenimento e controlli
Le imprese beneficiarie devono mantenere i beni agevolati e la propria attività nella ZES Unica per almeno cinque anni (tre anni per le piccole e medie imprese), pena la rideterminazione del credito. Se i beni vengono ceduti, dismessi o trasferiti fuori dall’area agevolata prima di questo termine, il beneficio è in tutto o in parte revocato.
È inoltre richiesto che l’effettivo sostenimento delle spese sia certificato da un revisore legale o da una società di revisione. Possono essere previsti controlli documentali e ispettivi per verificare la correttezza delle informazioni fornite e la coerenza tra investimenti dichiarati e utilizzo effettivo del credito d’imposta.
Come prepararsi per sfruttare al meglio il Bonus Investimenti Sud
Per cogliere appieno le opportunità del Bonus Investimenti Sud 2025 è consigliabile pianificare per tempo gli acquisti di beni strumentali, verificare la localizzazione degli impianti rispetto alle zone ammesse, raccogliere tutta la documentazione tecnica e contabile e monitorare le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate. Un confronto con il proprio consulente fiscale o con professionisti specializzati negli incentivi per il Mezzogiorno può aiutare a ottimizzare il progetto e a evitare errori formali che potrebbero compromettere il riconoscimento del credito.










