Nuova disposizione di lockdown e bonus non pagati: una miscela esplosiva che ha fatto deflagrare la protesta dei lavoratori nel megaimpianto per la produzione di iPhone a Zhengzhou, 12 milioni di abitanti nel distretto di Henan.
Per contrastare l’impennata dei nuovi casi di Covid-19 (31.444 casi, secondo gli ultimi aggiornamenti della Commissione sanitaria nazionale), il governo cinese ha varato un nuovo pacchetto di restrizioni che hanno colpito, tra l’altro, la città di Zhengzhou, sede della fabbrica che produce gli iPhone. I lavoratori dell’impianto del colosso taiwanese della hi-tech Foxconn, dove viene assemblato il 70% degli smartphone a marcio Apple, erano già sul piede di guerra, dopo aver appreso che Foxconn intendeva ritardare il pagamento dei bonus e che sarebbero stati costretti a condividere i dormitori con i colleghi risultati positivi al Covid.
Le misure anticovid, infatti, erano state annunciate dal governo con ritardo e rimarranno in vigore per 5 giorni: per tutto il periodo, i 6 milioni di cinesi destinatari delle restrizioni (colpiti 8 distretti, 50% della popolazione residente), dovranno sottoporsi quotidianamente ad un esame specifico. Per lasciare l’area, servirà un test Covid negativo ed il permesso delle autorità locali.
Dopo l’esplosione delle insolite proteste, il management della Foxconn ha fatto sapere in una nota: “Il nostro team ha esaminato la questione e ha scoperto che si è verificato un errore tecnico durante il processo di onboarding. Ci scusiamo per un errore di input nel sistema informatico e garantiamo che la retribuzione effettiva è quella pattuita“. Nello stabilimento di Zhengzhou sono impiegate attualmente più di 200.000 persone per realizzare gli smartphone di Apple, inclusi gli iPhone 14 Pro e Pro Max.