Taranto e i Riti della Settimana Santa, tra i più antichi d’Italia

Le celebrazioni pasquali tarantine tra le più spettacolari e antiche d'Italia su Sky Arte

Storia, Tradizione e Fede

I riti della Settimana Santa a Taranto, hanno radici che risalgono all’epoca della dominazione spagnola, come la processione dei Misteri e quella dell’Addolorata. Al termine delle celebrazioni, le statue e i simboli vengono messi all’ asta e, il ricavato viene devoluto, dal confratello che fa l’offerta più  alta, ad opere benefiche.

 

I riti della Settimana Santa risalgono all’epoca della dominazione spagnola nell’Italia meridionale. Furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino don Diego Calò, il quale nel 1603, fece costruire a Napoli le statue del Gesù morto e dell’Addolorata.

 

Nel 1765 il patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, erede e custode della tradizione della processione dei Misteri del Venerdì santo, donò alla Confraternita del Carmine le due statue che componevano la suddetta processione, attribuendole l’onore e l’onere di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata circa un secolo prima.

 

I Riti della Settimana Santa tarantina in onda su Sky Arte rientranti nel nuovo bando di Pugliapromozione per le imprese turistiche che riguarda le attività di destagionalizzazione per i mesi autunnali.

MA che ne sa la gente!

“Ma cosa ne sa la gente!

Quella gente che sta sempre a criticarci, a cui non va bene mai niente.

Quella gente che il Lunedì Santo va in giro, tutta incuriosita, per sapere quanto quei confratelli hanno ”pagato” la Madonna o la troccola. Per poi magari rimanere delusi se la cifra offerta è minore rispetto all’anno precedente.

Quella gente che ci accusa di esibizionismo se ci vede versare una lacrima sotto una statua, mentre sta consumando un pezzo di focaccia, un fritto di paranza o si sta fumando una sigaretta.

Quella gente che si lamenta del “codazzo” intorno a quella posta o a quel complesso statuario, quando poi si è riversata in strada pensando ai Riti come a delle “notti bianche”.

Ma che ne sa la gente!

Di quel confratello che versa quella lacrima perché porta nel cuore il dolore per la perdita di un padre, di una madre, di un amico fraterno.

Di quel confratello, padre di una bambina trisomica, di un bambino leucemico che ogni giorno combatte la sua battaglia anche contro questa società, contro questo mondo formato proprio da voi, “gente”.

Di quel confratello che condivide assieme al proprio figlio una passione e una fede.

Di quel confratello che, compiendo il Rito, vuole far comprendere al figlio l’importanza della preghiera e del sacrificio.

Di quel confratello che durante l’intero anno s’impegna nella carità, aiutando tanta gente bisognosa della nostra Taranto.

Di quel confratello che chiede semplicemente “perdono”.

Ma alla gente questo non interessa!”.