Cancro alla prostata. Il raffreddore può curarlo

Recenti studi dimostrano una correlazione tra la regressione del cancro alla prostata e il virus responsabile del raffreddore...

Il raffreddore cura il cancro alla prostata?

pare proprio che sia così, il cancro alla vescica, stando alle ultime ricerche in materia di cura e prevenzione, può essere ucciso da un comune raffreddore.

Uno studio britannico, condotto su un campione di 15 individui e gestito dal “Cancer Research” della Mayo Clinic, porta risultati a dir poco stupefacenti.

- Advertisement -

Riporta infatti che una variante del virus del raffreddore, coxsackievirus (CVA21), sarebbe in grado di attaccare direttamente le cellule mutate dalla patologia.

La scoperta

Gli scienziati, condotti dal professor Hardev Pandha, hanno sperimentato gli effetti del virus sulle cellule tumorali inserendole, direttamente nella zona affetta tramite un catetere.

- Advertisement -

Questo esperimento, condotto 7 giorni prima che i pazienti venissero sottoposti a chirurgia di rimozione, ha dato esiti positivi che vanno ben oltre le speranze del team di ricerca.

In tutti i casi infatti è stata registrata una marcata regressione della massa tumorale, e in un caso addirittura, la completa guarigione.

Pare che questo sia possibile grazie ad una proprietà del virus CVA21, capace di stimolare una sintesi proteica localizzata e di aggredire così a livello immunitario la massa di cellule mutate.

Incredibilmente, stando ai dati estratti dalle analisi, il virus aggredisce solo le cellule tumorali, lasciando incredibilmente intatte quelle dei tessuti sani limitrofi.

Risultati e ricerche future

La ricerca, come ben specificato nelle pubblicazioni correlate, è ad oggi troppo fresca per permettere speculazioni oggettive, ma getta le basi per una nuova era di studi e sperimentazioni.

Resta comunque un risultato di massima importanza quello ottenuto dal gruppo guidato dal Dr. Pandha, e la comunità scientifica internazionale è già in fermento.

A pochi mesi dalla fine dello studio infatti, si stanno già organizzando a livello mondiale dei “trial test”.

Condotti su un campione molto più ampio, le nuove ricerche serviranno ad estrapolare dati più specifici su cui lavorare.

Non ancora una cura, ma sicuramente uno dei più grandi passi avanti fatti in quella direzione.