Dopo la partecipazione del Dottor De Donno, Direttore di Pneumologia e Terapia intensiva respiratoria, del Carlo Poma di Mantova, a “Porta a Porta”, i suoi profili social, erano spariti. Il silenzio ha regnato per giorni, proprio nel momento in cui la sieroterapia, sembrava essere una speranza. Il Dottore, aveva dichiarato che, con il plasma iperimmune, in un mese non c’era stato nessun morto.
Cosa era accaduto
A “Porta a Porta” forte, era stato, lo scambio di opinioni tra De Donno ed il Dottor Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive dello Spallanzani. Uno scambio comunque, avvenuto nel rispetto reciproco, tra due professionisti. De Donno, aveva però, dichiarato, che la stessa richiesta di controllo, non era stata riservata ad altre terapie, con medicinali, adottate contro il Coronavirus, anche maggiormente invasive e con risultati meno incoraggianti, di altri.
Erano così, scomparsi tutti i profili Facebook di De Donno. Segnale che la ricerca e la cura, contro il Coronavirus in Italia, si stava svolgendo, in un clima, non del tutto sereno.
De Donno spiega perché era sparito
Queste le parole di De Donno sulla sua pagina Facebook: << Io non cerco visibilità. Volevo visibilità per il plasma convalescente. Oggi una marea di città e regioni promuovono il nostro protocollo, identico o modificato nella forma, ma non nella sostanza. Di questo ne sono orgoglioso, assieme ai miei Colleghi ricercatori. Molte Regioni stanno partendo con la istituzione di banche di plasma convalescente. Continuate a sostenermi, sostenerci>>.
Dichiara, dunque, di aver chiuso i suoi account social, in quanto la pressione mediatica sul suo operato, era stata così prorompente, da non permettergli di operare serenamente, soprattutto nell’ambito della sperimentazione del protocollo, realizzato insieme ai colleghi del San Matteo di Pavia.
Dichiara altresì, che i motivi del suo intervento pubblico, sono stati di informazione, che però, è stata recepita in un’accezione negativa. Interventi utili, secondo quest’ultimo, per un confronto professionale con i colleghi, per ampliare gli studi scientifici, su un protocollo che, è stato già preso d’esempio, da molti Stati Europei ed Americani.
Inoltre, afferma la sua non disponibilità, a risse televisive; bensì la sua disponibilità a lavorare in equipe, per una causa unica: la lotta al Coronavirus, che ha determinato, questa assurda pandemia, causando molti morti. Morti, che non dimenticherà mai, e che a differenza di come può pensare qualcuno, non utilizzerebbe mai per farsi pubblicità. Pone, ancora una volta, l’attenzione sull’importanza di una collaborazione tra colleghi, piuttosto che, una gara.
Sostiene l’importanza della giornata di lunedì, in cui un importante rivista scientifica, studierà il Protocollo, analizzandone i risultati, per osservare se il lavoro compiuto, è un lavoro degno di essere pubblicato, su riviste di elevato impatto. Fino a quel momento, dichiara la volontà di mantenere un profilo basso, nell’attesa che arrivino, questi importanti risultati.
Intanto, molti i centri che, sperimentano il plasma iperimmune dei pazienti convalescenti. Un momento di grandissima democrazia e di grandissima solidarietà, dove i pazienti guariti, aiutano i pazienti ancora ammalati.