Tutti promossi o quasi?
Ci avviciniamo all’esame di maturità 2019 e prevedo, quasi a testimoniare una valenza del sistema educativo, percentuali bulgare di promossi e con un giudizio finale molto alto per gran parte degli studenti. In verità, se saranno questi i dati, l’impressione è che certificheranno l’esatto contrario: una scuola che ha perso autorevolezza, non è più uno dei due pilastri per la formazione culturale e civica dei giovani (l’altro era la famiglia, anch’essa smarritasi nelle nebbie del consumismo obbligatorio). Il coinvolgimento delle famiglie e degli studenti negli organi decisionali della scuola, se da un punto di vista ha fatto progredire la stessa nella direzione di una condivisione democratica delle responsabilità, dall’altro – e in modo subdolo, silente – ha trasformato il legame docenza/utenza in un rapporto “commerciale”. Lo studente e la famiglia sono diventati “clienti” e, come tali, sentono il diritto di condizionare e, in alcuni casi, addirittura d’imporre metodologie didattiche e di valutazione.
La colpa è sempre del professore?
Se l’allievo non s’impegna e, di conseguenza, non ottiene risultati, la colpa è del docente che non ha saputo blandirlo, affascinarlo. La famiglia scenderà in campo con le armi in pugno per difendere il figlio, “genio incompreso”, per due ragioni principali: un debito di coscienza che tutti i genitori hanno nei confronti della progenie, per il modestissimo tempo che si dedica ad essa, e le problematiche legate ad una valutazione negativa (vacanze rovinate, esborso non previsto di denaro per le ripetizioni ecc…) Il un primo momento, qualche professore ha tentato di preservare il ricordo di tempi diversi, più civili e rispettosi, quelli dove gli alunni, per educazione e rispetto, si alzavano in piedi, quando il docente entrava in classe; quelli dove non esisteva alcuna interrogazione programmata e si doveva essere pronti e preparati in qualsiasi momento. Quelli in cui, se un genitore aspettava il tuo rientro a casa e, con sguardo feroce, ti sbatteva in faccia la sentenza: “potrebbe essere tra i primi della classe, ma non s’impegna. Si distrae continuamente…” come minimo non avevi il permesso di uscire con gli amici, durante il weekend, fino a quando i risultati non sarebbero migliorati e rischiavi pure un ceffone.
Un’inversione di rotta
Poco alla volta, le cose sono cambiate ed oggi il dialogo potrebbe essere: “Sono andato dal tuo professore e gliele ho cantate come si deve! Se uno studia, deve essere premiato, senza andare a cercare il pelo nell’uovo!” E quel pelo, magari, era che il famoso “ideale dell’ostrica” di Verga, s’era trasformato ne “la storia della cozza” o che Gabriele d’Annunzio non era un esteta, ma un estetista! (dal magazine online “Tuttoscuola”, Maturità 2018: gli strafalcioni degli studenti). Come ha reagito la scuola, dai presidi, ai direttori, al corpo docente? Semplice: accontenta la clientela. Ci avviciniamo all’esame di maturità e, a testimoniare la qualità del sistema educativo, le percentuali di promossi e con un giudizio finale molto favorevole, saranno altissime e tutti potremo andare in vacanza con il sorriso sulle labbra. Lo dice anche il Ministro Bussetti che consiglia, in una recente intervista, di non avere paura e soprattutto godersi il momento della leggendaria “notte prima degli esami”. Appunto. Godetevela.
Massimo Carpegna