Berlinguer: quell’eredità inestimabile

Il ricordo del suo ultimo comizio

“Io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressioni di fanatismo e v’è troppo fanatismo nel mondo “.

Sembrano lontane anni luce le dichiarazioni di Enrico Berlinguer del luglio 1980 al Corriere della Sera. Dichiarazioni che lasciano un malinconico sorriso a chi Berlinguer l’ ha vissuto ed ora si trova a doversi rapportare con personaggi comico-politici, che di politico hanno ben poco e di invettive ne lanciano molte.

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A 30 anni dalla sua morte sono in tanti a rimpiangerlo.  Enrico, per la sinistra, rappresentava la speranza, la passione di occuparsi in maniera disinteressata degli altri. Una vita senza mai piegarsi alle macchine del potere  e al sistema.

Il 7 giugno 1984 il segretario del PCI  si stava recando a Padova, dove avrebbe tenuto il suo ultimo comizio. Quello fatale, quello le cui immagini, per un motivo o per un altro, conosciamo tutti. Mentre si apprestava a pronunciare la frase “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda” venne colpito da un ictus. Si accasciò sofferente in diretta televisiva, palesemente provato dal malore, ma continuò il discorso fino alla fine, nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, stesse urlando: Basta Enrico! .  Morì quattro giorni dopo a causa di una emorragia cerebrale.

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In quel comizio è racchiuso il suo ultimo sorriso alla folla. Quel sorriso che simboleggiava il suo amore per la politica, e che troppe volte è stato strumentalizzato per ambigue propagande di questi ultimi anni.  Il presidente della Repubblica Sandro Pertini, trovatosi a Padova, fece trasportare la salma sull’aereo presidenziale dichiarando: «Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta».

Berlinguer ha lasciato il vuoto dopo di sè, nessun altro leader della sinistra è riuscito a riacquistare tale eredità. Patrimonio ereditario che nacque nel 1943 quando, a soli ventuno anni, Enrico si iscrisse al PCI. Da lì fu una scalata inarrestabile: nel 1946 è segretario del Fronte della Gioventù , nel 1970 è segretario del PCI, dove traccerà la via ad una nuova forma politica comunemente nota come “Eurocomunismo“, costruisce poi le basi del “compromesso storico” con la DC, fino alla sconfitta sindacale alla Fiat che costrinse nel 1980 il Partito comunista ad accettare il compromesso della cassa integrazione. francobollo berlinguer

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Per ricordare il trentennale dalla scomparsa le Poste emetteranno un francobollo commemorativo con il volto di  Berlinguer. Lo storico segretario del Pci apparirà sorridente in un ritratto in bianco e nero.

Ma il ricordo del “Dolce Enrico” di cui cantava Venditti è vivo anche in Rai: per l’ occasione la Tv di stato manderà in onda su Rai Storia (prima serata) un documentario intitolato “La Voce di Berlinguer” .

Iniziative e manifestazioni saranno presenti in tutta Italia, con dibattiti, presentazioni di libri (Pisa), lungometraggi (a Ravenna presso l’ omonima Via Berlinguer).  La Sardegna, sua terra natìa, gli dedicherà mostre fotografiche, convegni con esponenti politici di spicco e cortometraggi dei suoi comizi politici.

Ecco l’ultimo comizio di Enrico Berlinguer:

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